Con una due giorni ricca di ospiti e molto partecipata, il Partito Socialista Italiano, in collaborazione con il Partito del Socialismo Europeo, ha voluto contribuire alla conferenza sul futuro dell’Europa offrendo spunti al dibattito che in questi mesi sta animando l’intera comunità. Si sono raccolte le voci su cambiamento climatico, democrazia diretta, educazione, cultura, giovani, transizione digitale ed ecologica.
È questo un momento importante di coinvolgimento che dovra proseguire ancora nei prossimi mesi. Per la prima volta si pensa al futuro dell’Europa ascoltando le proposte che arrivano dal basso e dai territori, soprattutto quelle dei veri protagonisti: i giovani. L’Europa ha deciso di non chiudersi nelle stanze del potere ma di aprirsi ai suggerimenti e ai quesiti che arrivano dai cittadini. La conferenza del Psi è partita dai dati. E’ stato lo stesso segretario nazionale, Enzo Maraio, in apertura a ricordare che il 44% degli europei ritiene che i temi più importanti da trattare alla Conferenza sul futuro dell’Europa siano i cambiamenti climatici e l’ambiente mentre il 40% indica come priorità la salute, l’economia, la giustizia sociale e l’occupazione. Circa il 90% degli Europei infine concorda sul fatto che le voci dei cittadini dovrebbero essere prese maggiormente in considerazione nelle decisioni relative al futuro dell’Europa.
Dal Presidente del PSE, Sergei Stanishev, al Presidente del Gruppo S&D al Parlamento Europeo, Iratxe Garcia Perez passando per la presidente onoraria dell’Internazionale socialista donne, Pia Locatelli, la vicepresidente del Parlamento Eu, Pina Picierno, Riccardo Nencini, Ugo Intini, Bobo Craxi e poi i dirigenti socialisti Fausto Longo, Luigi Iorio, Livio Valvano, Luigi Incarnato, Nino Oddo, Vincenzo Iacovissi, Oreste Pastorelli, Mario Serpillo, Maria Pisani, Silvano Rometti, Enrico Maria Pedrelli, Giovanni Crema, Mauro Del Bue, Riccardo Mortandello, Fabio Natta, Massimo Seri, Francesco Bragagni e Franz Caruso.
In campo voci autorevoli hanno messo in evidenza la necessità di affrontare le sfide del futuro con una maggiore coesione. E per farlo occorre mettere mano ai trattati, altrimenti diventa difficile riuscire a intervenire sui temi che rischiano di diventare solo slogan molto belli ma null’altro. Non è dunque più un tabù toccare i trattati e la pandemia lo ha insegnato. Questo significa: superare il vincolo dell’unanimità per le sue delibere; fare scelte istituzionali vere e dare più potere al Parlamento europeo. Anche e soprattutto in materia di politica internazionale. Dove l’autorevolezza dell’Europa deve poter essere più efficace nella risoluzione di conflitti sociali e politici che avvengono nei confini che perimetrano la nostra unione. E’ il caso, ad esempio, del recente conflitto Russia – Ucraina che rischia di trascinare tutti in Paesi membri in una crisi energetica drammatica. Avere una voce unica e forte, significa difendere anche i nostri cittadini dai riflessi di certe scelte.
Lo ha ricordato il segretario nazionale a chiusura della due giorni: l’Europa unita ha garantito pace e stabilità in Europa e questo modello deve essere esportato all’estero. E anche per questo: non bisogna avere imbarazzi e superare i trattati anche e soprattutto per una più efficace politica estera.
La pandemia ha fatto emergere le debolezze dei singoli ma anche la grande forza di una Europa unita. Il gigantesco appalto pubblico per i vaccini contro il covid e quello in corso per i farmaci monoclonali, sono esempi di quanto è possibile fare. Così come i fondi stanziati con il Pnrr, che sono una occasione unica di ripresa delle economie dei Paesi.
Insomma, per dirla con Maraio, valori tra i quali campeggia la suggestione che Filippo Turati chiamava “Stati Uniti d’Europa” e che oggi – insieme a una politica di difesa comune europea, con un’Europa che si metta nelle condizioni di guidare il processo di trasformazione dell’economia, che difenda lo stato di diritto e promuova i diritti umani – consentirebbe di fronteggiare l’Internazionale Nera. Dunque, rafforzamento della dimensione politica dell’Europa e più socialismo democratico e umanitario. E al contempo, lavorare, nel campo progressista e riformista, per sottrarre terreno alle politiche populiste che hanno minato il campo della democrazia, alimentando l’odio sociale.
dall’Avanti!online – Carlo Pecoraro