di Nautilus
Oramai è come una litania. Dalle prime ore del giorno sino a tarda notte la televisione è invasa da discussioni di ore e ore sui delitti: del passato e su quelli più recenti. Il Tg1 ha aperto diverse edizioni sugli ultimi indizi del caso Garlasco e anche su programmi – vecchi e nuovi – il crimine è diventato l’argomento principe. Nel chiacchiericcio televisivo il “crime” ha sorpassato la politica. Un assedio informativo che non è lo specchio di una realtà sempre più criminogena: i reati più gravi, a cominciare dagli omicidi. sono in costante calo. Davanti a questo diluvio viene da pensare: non sarebbe il caso di limitare, anziché amplificare, vicende così violente, che hanno procurato così tanto dolore? Il male, ahinoi, fa parte della vita e rimuoverlo, come se non esistesse, non porta da nessuna parte. Anzi, le rimozioni, come insegna la psicoanalisi, portano alle nevrosi: personali e collettive. E dunque il tema non è il se ma il come. I direttori e i conduttori dei programmi in questa fase cavalcano la tigre. Lo fanno perché si sentono incoraggiati dagli ascolti: il pubblico apprezza, anche perché in una stagione di ansia diffusa, le disgrazie altrui possono aiutare ad allentare le proprie. E allora veniamo al punto: il dolore degli altri va trattato sempre con misura e con umanità. Andrebbe rispettato sempre il ricordo di chi non c’è più e dei parenti. E quel naturale riserbo che deve sempre accompagnare il momento del trapasso, tanto più se violento, per mano di un’altra persona. E Invece troppo spesso le innumerevoli trasmissioni si trasformano in avanspettacolo di cattivo gusto. Si spettacolarizza il dolore. Quando si raccontano per tv storie come queste, l’imperativo categorico dovrebbe essere soltanto uno: aiutare a capire, senza strattonamenti emotivi, perché se una mente umana arriva a superare il confine, è giusto capire il contesto non solo sociale ma anche emotivo. Con una postilla: bene, benissimo parlare dei femminicidi e non vuole dire nulla il fatto che non stiano aumentando. Prima erano trattati come omicidi “qualunque” e non lo erano. Più se ne parla e meglio è. Con quelle regole di umanità che devono valere per tutti.



