di Enzo Maraio
L’anniversario della scomparsa di Craxi che celebreremo per tutto il ’25, ha fatto riscoprire di cosa era capace di fare quell’Italia in politica estera e sta facendo capire agli italiani che accostare Bettino Craxi a questa destra è un grave errore, storico e politico. Per evitare di scrivere una storia sbagliata, l’ennesima su Bettino Craxi, è necessario che si analizzi un intero periodo storico dal punto di vista sociale e politico e non solo leggendo le cronache di quegli anni. È giunto il momento che Craxi rientri per la porta principale della sinistra riformista italiana, attraverso una nuova analisi che solo oggi, a distanza di venticinque anni è possibile fare. Da studente di liceo classico sono cresciuto leggendo Cicerone il quale affermava che chiunque può sbagliare, ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore. Non può più ricadere in errore la sinistra italiana su Bettino Craxi. Lo abbiamo detto a più riprese e lo ripetiamo. Ricordare Craxi non sarà per noi cedere il passo al ricordo, sarà leggere il presente, indirizzare il dibattito politico. Costruire il futuro. In questi giorni molti, ahimè, si lanciano in accostamenti fra alcune scelte di politica estera della Meloni e Craxi. In maniera superficiale altri parlano dei successi del Governo, dell’amicizia con gli Usa. Sia chiara una cosa: non è politica estera quella della Meloni, nè tantomeno è paragonabile a quella di Craxi. Decidere di scodinzolare con i potenti del momento, non avere una idea di Italia, di Europa, non è una strategia lungimirante. Nel nome di Dio Trump ha iniziato il suo secondo mandato. Lo ha fatto, riavvolgendo un nastro conservatore, circondato da una plutocrazia di estrema ricchezza, potere e influenza. Una concentrazione economica mai vista prima, la rappresentazione plastica di chi rischia di comandare in una grande democrazia. Una minaccia per i diritti e le libertà fondamentali. Craxi avrebbe visto con sospetto il nuovo trend degli Usa. Avrebbe lavorato, in questa congiuntura internazionale, per una interlocuzione europea. Avrebbe denunciato i limiti di Bruxelles ma avrebbe lavorato per correggere gli errori. È il momento di costruire una politica capace di incidere nelle grandi questioni internazionali, in Medio Oriente ed in Ucraina. Chi è a Palazzo Chigi non lo fa, non lo potrà fare se decide di essere passacarte della Casa Bianca.