RICONOSCERE LO STATO DI PALESTINA

di Giada Fazzalari

Con Parigi sono già 148 e tra poco anche Londra si unirà ad essi. Sono i Paesi membri delle Nazioni Unite che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina ed il suo diritto ad esistere come entità geografica e politica indipendente. Tra questi non compare l’Italia perché, ha spiegato seraficamente la presidente Meloni, sarebbe “controproducente”. Eppure, tre quarti dei membri delle Nazioni Unite oggi riconoscono il diritto della Palestina a esistere. Per l’adesione completa servirebbe l’approvazione del Consiglio di Sicurezza, ma gli Stati Uniti hanno esercitato il veto. Non sono bastate le parole del Segretario di Stato vaticano Parolin, per cui riconoscere lo Stato di Palestina “è la soluzione” o la lettera di oltre quaranta ex ambasciatori che, con parole dure e nette, hanno chiesto al governo Meloni di cambiare la linea del governo su Israele, indicando alla premier una strada che passa innanzitutto dall’immediato riconoscimento dello Stato di Palestina. Chiedono che l’Italia in sede europea aderisca a ogni iniziativa che preveda sanzioni contro i ministri israeliani e la sospensione degli accordi commerciali con Tel Aviv. La forza di questa lettera è nelle firme, dove compaiono i nomi di ex diplomatici che hanno ricoperto ruoli delicati all’interno delle istituzioni a Palazzo Chigi, al Quirinale, alla Farnesina, come Piero Benassi, Stefano Stefanini, Ferdinando Nelli Feroci. Chiedono la fine delle ambiguità, perché non ci sono più giustificazioni possibili, argomentazioni convincenti, per continuare a giustificare la condotta delle operazioni militari israeliane a Gaza, che non hanno nulla a che vedere con l’incontestabile diritto di Israele all’autodifesa. Il massacro di sessantamila civili, migliaia ridotti alla fame, non è “autodifesa”. Riconoscendo la Palestina non succederà che domani si realizzerà d’un tratto l’equilibrio di due popoli e due stati (che tanto storicamente molti hanno anelato e che oggi appare come formula vuota e retorica) ma un riconoscimento unanime da parte dell’Onu sarebbe un segnale politico – così come lo fu per la nascita dello Stato di Israele nel 1949 – un’iniziativa potentissima, un esercizio di pressione che finora da parte di un grande Paese, culla del diritto, quale è l’Italia, non c’è stato. Ciò che va capito è che il riconoscimento dello Stato palestinese sarebbe, prima di tutto, nell’interesse di Israele, che nella conduzione di questa guerra da parte di Netanyahu sta perdendo l’anima e, con essa, la sacralità della sua storia millenaria. Ma è proprio per questo che Israele ha da perdere ciò che il mondo arabo non ha: le libertà civili e la tutela dei diritti. Se Israele portasse questo a Gaza, anziché le bombe, la pace scoppierebbe davvero, inarrestabile. Ecco cosa c’è alla fine del percorso che comincia con il riconoscimento dello Stato palestinese. Ed ecco perché Meloni sbaglia a reggere anche in questo la coda di Trump.

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