di Andrea Follini
C’è un ponte, in Sicilia, che ha fatto molto parlare di sé in questi giorni. No, non è il celeberrimo Ponte sullo Stretto di Messina, tanto decantato dal segretario della Lega ex Nord, nonché ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini. È un ponte più modesto, meno avveniristico, ma ciò non di meno desta preoccupazione. Stiamo parlando del Ponte San Giuliano, che collega Randazzo con Santa Domenica Vittoria, sui Nebrodi. Un ponticello di campagna, di competenza comunale, su una stradina secondaria? Niente di tutto questo: il ponte fa parte della Strada Statale 116 che collega Randazzo a Capo d’Orlando, attraversando le province di Catania e di Messina. Una strada la cui manutenzione è di competenza dell’Anas. Del Ponte San Giuliano, nei giorni scorsi, a causa (anche) di un fortunale, sono crollati sul sottostante fiume Alcàntara parte dei parapetti laterali. Le immagini del crollo, registrate da un cittadino, hanno fatto rapidamente il giro del web. Ponte San Giuliano diventa così, suo malgrado, l’emblema della situazione disastrosa delle infrastrutture dell’isola, mettendo ancora una volta al centro della discussione l’opportunità di dare priorità, per lo sviluppo di Sicilia e Calabria, alla realizzazione del Ponte sullo Stretto che, ricordiamo ai lettori, ha un costo preventivato di circa quattrodici miliardi di euro, opere complementari comprese. Più voci si sono alzate per evidenziare questo paradosso. «Il ministro Salvini venga in Sicilia e faccia un sopralluogo sul Ponte San Giuliano, quello che è crollato mentre lui era impegnato a fare passerelle e ad apparire sui social per parlare del fantomatico Ponte sullo Stretto – ha dichiarato alla stampa Michele Catanzaro, capogruppo del Pd all’Assemblea Regionale Siciliana. Ormai la situazione è talmente grave – aggiunge Catanzaro – che mentre si fanno progetti miliardari sulle nostre tasche, la strada frana sotto i piedi». Non meno pesante il commento del deputato di Avs Angelo Bonelli: «Il Ponte San Giuliano è andato di nuovo fuori uso dopo un violento nubifragio. Era già successo nel 2021, quando aveva subito danni ingenti. Dopo quattro anni di disagi siamo ancora al punto di partenza: parapetti crollati, viabilità interrotta, rischio idrico e comunità isolate. Con un decimo di quanto stanziato per il Ponte sullo Stretto, si potrebbero mettere in sicurezza centinaia di infrastrutture viarie in Sicilia, ma questo governo preferisce lo sperpero di risorse pubbliche alla manutenzione reale, quella che non fa notizia ma salva vite e territori». Non si deve restare indifferenti alle richieste che arrivano dai territori, siciliani e calabresi in primis, né rispetto alle migliorie da tempo necessarie alla rete infrastrutturale delle due regioni, né alle istanze che vedono il Ponte sullo Stretto come un’opera necessaria, che serve alla crescita socioeconomica non solo del Mezzogiorno. Del resto l’utilità dell’infrastruttura era già stata evidenziata e aveva avuto corpo più di quarant’anni fa; fu Craxi a posare la prima pietra di quest’opera. L’attenzione cha va posta ora, con lungimiranza e con capacità di analisi anche economica, deve essere rivolta alla modalità di finanziamento della struttura. Se, come paventato, per far fonte alla necessità economica ingente si dovessero dirottare fondi già previsti per altre infrastrutture e per altre iniziative sempre nel Mezzogiorno, come i fondi di sviluppo e coesione, questa sarebbe la peggiore strategia che il Governo potrebbe adottare, con ricadute importanti nello sviluppo economico di questi territori; il rischio di avere una “cattedrale nel deserto” è dietro l’angolo e le forze politiche debbono continuare a vigilare perché ciò non accada. Intanto dal ministero di Piazza Porta Pia, dopo aver rassicurato sulla pronta sistemazione dell’infrastruttura di Randazzo, fanno sapere che prosegue serrata la definizione della documentazione per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Ad avvenuta approvazione del progetto definitivo da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, è stato nei giorni scorsi firmato l’atto aggiuntivo al contratto originario, stipulato tra la Società Concessionaria Stretto di Messina ed il general contractor Eurolink. L’atto aggiuntivo contiene la definizione delle penali a favore dello Stato nel caso di mancato rispetto dei tempi da parte del consorzio che ha in carico la realizzazione dell’infrastruttura, ma anche a favore del consorzio stesso, nel caso la realizzazione dell’opera venga fermata dalla parte pubblica. L’atto aggiuntivo sarà efficace dopo il giudizio della Corte dei Conti e dopo la pubblicazione della delibera del Cipess in Gazzetta ufficiale. Una sorta di “non si torna più indietro” che sembra voler mettere fine ad ogni discussione ulteriore.