Mes e Patto, il Governo decida. L’UE rimanda la manovra

di Andrea Follini

Le lancette dell’orologio continuano a correre ed il tempo a disposizione per trovare un accordo che soddisfi tutti è sempre più risicato. Sulla proposta di mediazione circa la revisione del Patto di Stabilità europeo avanzata dalla Spagna, Presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, si stanno interrogando tutti i governi dei Paesi Ue, consci che un ritorno alle regole pre covid costringerebbero ad una rivisitazione forzata dei bilanci già per il 2024. Una situazione che tutti a parole dicono di voler evitare, senza però accettare compromessi. Per il nostro Paese un patto di stabilità quanto più flessibile possibile sarebbe un sicuro vantaggio. E la proposta spagnola va in questa direzione. Non si comprende perciò la strategia che il nostro Governo sembra mettere in atto, di un continuo rilancio, come abbiamo già visto fare sul Mes. Ma forse all’Italia oggi servirebbe molto di più riuscire a stringere alleanze con gli altri governi europei, cercare fronti comuni, piuttosto che continuare ad isolarsi. Non c’è più molto tempo. Il prossimo 8 dicembre a Bruxelles si incontreranno i ministri delle finanze. Sarà il momento decisivo, nel quale l’Italia dovrà calare la maschera. Dalla Commissione europea i segnali sono chiari: chiudere l’accordo sul Patto consentirà da gennaio un approccio più morbido rispetto al precedente sul contenimento del debito e non ci sono rinvii, come ampiamente preannunciato; come non c’è disponibilità a strumentalizzazioni del tipo “do ut des”. In soldoni, non si mercanteggia. Nessuno nasconde che un tempo di “decantazione” delle nuove regole sul Patto sarà comunque consentito, sino ai primi di giugno; ma dopo le elezioni europee la segnalazione dei Paesi che avranno un deficit troppo alto non tarderanno. E tra questi Paesi c’è sicuramente l’Italia, cui spetterà mettere in atto correttivi annui che si stimano intorno allo 0,5% del Pil; attuando parallelamente le necessarie riforme fiscali, le previsioni in manovra dal 2025 potrebbero essere di un contenimento degli interessi da pagare nell’ordine di dieci miliardi l’anno. E intanto la Commissione Ue rimanda a primavera la manovra italiana per “squilibri macroeconomici eccessivi”, come a dire che i giochini contabili sono stati scoperti; perché i risparmi andrebbero usati per ridurre il debito mentre, secondo Bruxelles, il Governo li userà per nuove spese. Uno stop forse previsto dal prudente Giorgetti, che ora può utilizzare come monito verso quanti volevano una manovra ancora più espansiva. Vengono al pettine nodi sui quali questo Governo, quando era all’opposizione, aveva preso posizioni diametralmente opposte a quelle che oggi deve sostenere. Con buona pace degli elettori che avevano attribuito fiducia e consenso ai partiti che lo compongono. Ora è il tempo delle decisioni, che metteranno nuovamente in luce le tante incongruenze di questo Esecutivo. Prepariamoci ad un inverno caldo.

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