Meloni si scopre: la stampa e l’informazione sono un fastidio per sua stessa ammissione

di Redazione

Che alla premier Meloni parlare con la stampa dia fastidio, non è certo una novità: ricordiamo le tradizionali conferenze stampa, sempre puntuali dei suoi predecessori a Palazzo Chigi, andate oggi in disuso, messe in cantina. Molto meglio un video da postare sui social, ben costruito, magari ad effetto, privo di ogni contraddittorio, senza l’eventuale imbarazzo di trovarsi davanti a domande insidiose. Insomma più propaganda e zero informazione. Non ha nascosto il suo difficile rapporto con la stampa il Presidente del Consiglio davanti al Presidente americano Trump nei giorni scorsi, quando a Washington per il summit alla Casa Bianca con i leader europei e Zelensky, alla proposta del padrone di casa di aprire il vertice alla stampa perché potessero rispondere a qualche domanda, Meloni replica “Io invece non voglio mai parlare con la stampa italiana”. Una frase carpita dalle telecamere mentre i leader pensavano di non essere ripresi. Tanto è bastato, ancora una volta, per inquadrare l’idea che della libera informazione ha la nostra premier. «Il Re, anzi la Regina è nuda – commenta Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) -. La finzione di una Presidente del Consiglio vestita di abiti democratici e rispettosi della libertà di stampa è finita. Anche per chi ha continuato fino all’ultimo a negare la realtà. Ora tutti hanno potuto ascoltare tutto il fastidio della premier nei confronti dei giornalisti, dell’informazione, delle domande». Del resto sottrarsi al confronto con gli operatori dell’informazione significa negare la possibilità ai cittadini di essere fruitori di una informazione pluralista; le domande poste dai giornalisti hanno lo scopo di indagare quegli aspetti della notizia che vengono meno evidenziati da chi quella notizia fornisce. Questa è una garanzia democratica. «Sono parole degne di Viktor Orban – rincara Di Trapani – che svelano il disprezzo non solo nei confronti del ruolo della libera informazione, ma soprattutto nei confronti del dovere che una persona di governo ha di rendere conto ai cittadini». Meloni ha dimostrato come la deriva della politica di oggi, l’assenza di rispetto per i ruoli che la nostra Costituzione disciplina, anche nel campo della libera informazione, abbiano raggiunto una distanza siderale dal pensiero di servitori delle istituzioni d’un tempo, come fu, ad esempio, Sandro Pertini, il quale considerava l’informazione uno strumento fondamentale per la democrazia e l’educazione dei cittadini. Credeva che un’informazione libera e corretta fosse essenziale per permettere ai cittadini di formarsi una propria opinione e partecipare attivamente alla vita politica e sociale. Tutto un altro mondo e tutto un altro stile. La cosa importante, della quale tutti noi del mondo dell’informazione dobbiamo farci carico, è tenere alta l’attenzione su questo tema, e soprattutto fare in modo che, per i cittadini, questo atteggiamento che oggi ancora una volta abbiamo visto dalla Presidente del Consiglio, non diventi la normalità.

 

 

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