di Bobo Craxi
I tentativi di proseguire sulla strada dei colloqui di pace, delle tregue desiderate e degli armistizi immaginati, si sono scontrati in questo inizio di mese di settembre, mese funesto per quanto riguarda la vicenda mediorientale, con il principio di realtà ovvero con le carneficine che proseguono, gli attentati che falliscono, le intese che si sfaldano. Israele ha scelto il pugno durissimo; piuttosto che proseguire in un’opera di mediazione ha preferito togliere di mezzo i mediatori palestinesi, così come fece con Hezbollah; i propositi di arrivare ad una soluzione definitiva per Gaza proseguono fra un bombardamento e l’altro e se a Gerusalemme gli eccidi nel parcheggio perpetrati da cani sciolti che hanno colpito civili israeliani hanno dato a Netanyahu la possibilità di evitare di presenziare al suo processo, dopo che per settimane si erano susseguite grandi manifestazioni anti/governative, la lenta marcia della Flotilla umanitaria che ha suscitato grande solidarietà internazionale è stata interrotta sul nascere prima dalla calamità delle onde e dei venti e poi da un drone che proveniva dall’alto presumibilmente lanciato da uno dei numerosi velivoli che solcano il mediterraneo in queste settimane e che hanno la possibilità di un ricovero e di un rifornimento nella base Nato di Sigonella, sostegno gentilmente concesso anche dal nostro Governo. D’altronde Trump dopo aver fallito il tentativo di blandire il despota russo incassando l’umiliazione della parata pechinese, che ha riunito un certo numero di satrapi ma anche di personalità occidentali respinte dal nuovo corso americano più che attratti dal nuovo corso cinese, si ritrova a dover fare i conti con l’insubordinazione dichiarata di Israele, asseconda tutti i loro capricci senza tuttavia riuscire a trovare il bandolo della matassa per assicurare al mondo occidentale un futuro diverso da quello che già vediamo ovvero quello di un mondo arabo nel quale cresce l’ostilità verso noi occidentali ed un asse che si sta costruendo ad Oriente, assai più assertivo del nostro. Cosa può muoversi di nuovo in prospettiva? Innanzitutto la scelta del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres di spostare l’Assemblea generale dalla sede naturale di New York a quella di Ginevra, in ragione del rifiuto dell’amministrazione americana di concedere i visti al Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, segnala in prospettiva la possibilità che in questa Assemblea generale si pongano le basi necessarie e definitive affinché venga ufficialmente riconosciuto lo stato di Palestina. Nonostante venga attribuito a questo fatto un elemento puramente simbolico, la realtà al contrario è tutta politica, perché la forza di uno Stato riconosciuto non impedirà una larga solidarietà politica internazionale affinché si giunga ad un reale ed effettivo negoziato anche di carattere territoriale, preceduto dalla presenza di una forza multinazionale di interposizione nelle aree di conflitto; ed è esattamente questa la preoccupazione più grande per lo Stato di Israele; d’altronde non può quello Stato continuare ad auto infliggersi un isolamento perenne nel momento nel quale sanzioni molto più punitive potrebbero essere dietro l’angolo. Per questa ragione assisteremo in questa settimana ad un aumento di episodi luttuosi, un’escalation che potrebbe deflagrare nuovamente in un conflitto aperto, ed a questo punto non escludendo l’uso di armi più offensive anche da parte di Israele. L’Assemblea generale da un lato potrebbe definitivamente sancire la fine del multilateralismo e aprire la strada al tragico affermarsi di potenze il cui scopo è quello di far saltare il banco delle regole condivise che colpisce innanzitutto le nazioni democratiche, in prima fila l’Europa. La vittoria degli autoritarismi e dei nazionalismi di diverso segno ed orientamento, mettono l’umanità a rischio, venendo meno il sottile filo che lega tutte le nazioni del Mondo, unite dal medesimo destino. Il desiderio di pace resta un’utopica volontà a cui tutti fanno riferimento ma che non trova le strade più idonee per raggiungerla che sarebbero quelle della politica diplomatica. Il disordine può continuare ma i nemici del disordine potrebbero continuare a far sentire la loro flebile voce, come sta accadendo in queste settimane, la speranza sembra essere perduta se non prevale la ragione.