di Antonella Marciano
È approdata in Parlamento la proposta di legge che vorrebbe rendere la maternità surrogata un reato perseguibile anche se commesso all’estero, ovvero un reato universale, (orbe terraqueo!). Si tratta in verità di una pratica già vietata in Italia e punita molto severamente in base all’art. 12, comma 6, della legge n. 40 del 2004.
Il Partito Socialista Italiano ne ha discusso in una direzione monotematica; il tema è caldo, divisivo, eticamente complesso ma non per questo da lasciare cautamente inesplorato, anzi è giusto tracciare una linea e dare un perimetro. Il punto di incontro è potenzialmente già presente, ed è la base, sui temi etici, intorno alla quale si unisce la nostra piccola comunità: il socialismo della libertà e dell’autodeterminazione. Questo è quello che si può definire il perimetro entro il quale incanalare la discussione e la riflessione, dove centrale è la libera espressione individuale. Da condannare, in questa partita, è sfruttamento, specie quando si tratta di uno sfruttamento organizzato e pubblicizzato su scala internazionale, come quello messo in campo da soggetti che organizzano il turismo delle coppie (o dei singoli), verso i paesi dove la pratica è consentita ed è parecchio remunerativa, soprattutto verso le donne in difficoltà economica ed a vantaggio di chi organizza tale commercio. Noi non possiamo che respingere qualsiasi forma di sfruttamento delle donne, specie se queste si trovano nell’impossibilità di autodeterminarsi. Possiamo però ignorare l’ipotesi di una offerta solidaristica a favore di coppie, di consanguinei o comunque a favore di soggetti legati da vincoli forti e ben specifici? Chi ha la responsabilità di decidere deve addentrarsi in ogni territorio, per quanto oscuro e respingente, ascoltare ed esaminare tutti i punti di vista. Il punto di vista dei bambini concepiti all’estero con questa procedura, e che in Italia vedono i loro diritti affievoliti rispetto a chi ha due genitori riconosciuti. Il punto di vista delle donne che hanno gravi problemi di salute, congeniti o sopraggiunti, che impediscono una gravidanza. Il punto di vista delle donne che potrebbero valutare la possibilità di aiutare le donne di cui sopra ma anche altre coppie con cui hanno legami forti. Un Governo serio deve ascoltare queste voci ed offrire soluzioni. Per parte nostra, pronunciamo un no forte e deciso contro lo sfruttamento delle donne in stato di necessità. Ma un no anche contro la criminalizzazione della maternità surrogata, se confinata in ambito solidaristico, allo stesso modo in cui entro certi termini e condizioni è consentita in Italia la donazione di organi tra vivi. Ed in tal senso sarebbe forse il caso di mettere mano, per l’ennesima volta, alla legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita, una legge tormentata le cui ipocrisie sono state nel tempo ammorbidite da numerose sentenze. In questo momento storico, rimuovere quanti più ostacoli a favore di chi intende creare una famiglia è una scelta di civiltà. Adozione, fecondazione assistita, maternità surrogata sono altrettante possibilità che possiamo valutare negativamente solo se nascono in presenza di sofferenze e coercizione. “Ognuno può ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri che tendono allo stesso scopo, e facendo sì che la sua libertà possa coesistere con la libertà di ogni altro, secondo una possibile legge universale”- disse Kant. Parole straordinariamente attuali.