Maraio: «Atto di civiltà giuridica ma che non sia uno spot»

di Redazione

È passata in terza lettura la riforma costituzionale della giustizia, provvedimento tanto atteso e dalla gestazione particolarmente turbolenta, che ha come fulcro la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Ed è passata con più voti favorevoli di quelli della sola maggioranza. Ora si attende la quarta ed ultima votazione al Senato, probabilmente verso fine anno se non ci sarà un intasamento dei la vori per la legge di bilancio e poi il destino della legge si sposterà nelle mani degli elettori, probabilmente in primavera, per il referendum confermativo (senza quorum), possibile ogni qualvolta i passaggi parlamentari in seconda lettura di una legge costituzionale non trovino una maggioranza dei due terzi. Dopo il voto, alla Camera è scoppiata la bagarre, con deputati del Movimento 5 Stelle e del Pd che si sono assembrati sotto ai banchi del Governo. «La separazione delle carriere è un atto di civiltà giuridica ma che non sia uno spot – ha dichiarato Enzo Maraio, segretario nazionale del Psi –. Serve una riforma ampia e non interventi a caso. Rimangono irrisolti i temi dell’affollamento delle carceri, del numero spropositato di chi è in attesa di giudizio e soprattutto del cittadino che aspetta anni se non decenni per una causa civile».

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