L’ultima idea pericolosa e folle del governo. Abolire i ballottaggi alle amministrative

di Stefano Amoroso

Il turno di elezioni amministrative che si è aperto lo scorso 13 aprile in Friuli Venezia Giulia, e che culminerà con i ballottaggi dei Comuni delle Regioni a statuto ordinario dei giorni 8 e 9 giugno, in concomitanza coi referendum, rischia di essere un brusco risveglio per l’attuale maggioranza di governo e per la leader Meloni. Se il faro è puntato sulle grandi città ed i Comuni capoluogo che andranno al voto, a cominciare da Genova, è soprattutto nelle medie e piccole città di provincia che si giocherà la vera partita. Il centrosinistra ha anche un altro asso nella manica: la maggiore capacità di coalizzarsi con realtà civiche e movimenti locali, per affrontare in maniera pragmatica ed efficace le tante piccole e grandi emergenze del territorio. Dove non contano i grandi disegni di riforma del premierato, o dell’autonomia differenziata, né tanto meno della riforma della giustizia; tutti, peraltro, fermi più o meno al punto di partenza. Quello che invece fa realmente la differenza, soprattutto nelle aree montuose ed interne, è la capacità di dare risposte ai bisogni urgenti dei cittadini. A cominciare, per esempio, da una sana gestione del ciclo dei rifiuti e dalla lotta al caro bollette. Non ci riferiamo alla miseria messa in campo dall’ultimo decreto bollette (DL 19/2025) approvato in via definitiva lo scorso 23 aprile: parliamo d’interventi strutturali contro il caro energia che coinvolgano i territori e nascano da iniziative locali. Ne sono un esempio le decine di Comunità Energetiche Rinnovabili che sono nate e stanno nascendo sui territori, per iniziativa spontanea di comitati di cittadini e di avveduti amministratori locali, o le iniziative a favore dello sfruttamento della geotermia, una delle fonti di energia più pulite che ci sono, e di cui il sottosuolo italiano abbonda. Nella maggior parte dei casi, pur senza il risalto che sarebbe dovuto agli unici interventi strutturali che si stanno realizzando per rendere l’energia di questo Paese meno inquinante, più sicura, di produzione nazionale e, soprattutto, meno cara, sono le amministrazioni guidate dal centrosinistra a farsene promotrici. Nello stesso tempo al MASE, guidato dal forzista Pichetto Fratin, si ragiona di grandi parchi eolici off shore e del ritorno al nucleare, che quasi nessuno vuole in Italia, tranne, ovviamente, i lobbisti delle grandi aziende che farebbero affari d’oro. E poi c’è tutto il capitolo delle politiche sociali e di lotta contro emarginazione e povertà. Il Governo ha eliminato il reddito di cittadinanza e tagliato diversi fondi, con la promessa di una grande riforma del settore. Riforma di cui si sono perse le tracce, come delle altre, ed il risultato è stata un’esplosione di povertà ed emarginazione che non ha precedenti nella storia recente del Paese. Povertà che ormai, come ha certificato l’Istat nel suo ultimo rapporto del 17 ottobre 2024, di cui abbiamo parlato diffusamente su questo giornale, interessa anche tanti cittadini che hanno un lavoro fisso ed a tempo pieno. Di fronte a questo quadro sarebbe importantissimo investire sul rafforzamento delle reti sociali e di assistenza, sulla riqualificazione dei quartieri più degradati da cui fuggono sia le imprese che gli esercizi commerciali, e di conseguenza svaniscono le opportunità di lavoro. Sarebbero stati utilissimi, come abbiamo chiesto e denunciato più volte su queste pagine, i fondi messi a disposizione dal Pnrr. Purtroppo il Governo di centrodestra, come sappiamo, è andato in tutt’altra direzione, offrendo solo decreti sicurezza e piccole mance che non risolvono la situazione. Così, ora che bisogna cominciare a fare i conti con la sacrosanta rabbia dei cittadini, la maggioranza corre ai ripari e cerca scappatoie. Una di queste è stata la recente proposta di abolire i ballottaggi anche nei Comuni con più di 15 mila abitanti, se un candidato sindaco riesce ad avere almeno il 40% dei consensi al primo turno. Visto che ormai quasi la metà degli elettori diserta le urne, significherebbe trovarsi ad eleggere sindaci, anche di grandi città, con il sostegno di appena il 20% degli elettori: una pericolosa follia. Giustamente, sia le opposizioni che l’Anci, hanno protestato vibratamente contro questa legge-truffa ed hanno ottenuto il ritiro della proposta di legge in attesa di un riordino più generale della materia. Pericolo scampato, per ora. Tuttavia è la dimostrazione che nella maggioranza, quando si respira aria di sconfitta, si pensa a cambiare le regole del gioco per non far vincere gli avversari, piuttosto che a giocare per vincere. I socialisti saranno presenti nel prossimo turno amministrativo ed in quello regionale. A conferma del loro radicamento nei territori, particolarmente numerose le liste, nell’ambito delle coalizioni di centrosinistra, con simbolo Psi o con simbolo Avanti, in tutte le regioni d’Italia. Tra le presenze più significative, alcuni candidati sindaco, da Cassano all’Ionio a Ortona.

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