di Nautilus
Non è una gara dichiarata, e ci mancherebbe altro. Ma è come se da due anni e mezzo alcuni dei ministri del governo Meloni avessero assunto davanti a sé stessi un imperativo categorico: segnalarsi per la particolare originalità delle proprie proposte, con l’intento di spiazzare tutti. Compresi (talora) i propri colleghi di governo. Fino ad oggi i due ministri che più si sono messi in vista sono stati Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e quello dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara: negli ultimi giorni sono stati di nuovo loro a segnalarsi. Chiamato a commentare lo sbalorditivo “santino” diffuso dalla Casa Bianca con Trump “travestito” da Papa, Lollobrigida ha chiosato: “Noi non pensiamo niente dei nostri alleati. Abbiamo visto leader di tante nazioni, dalla Cina all’India, all’Africa, che vestono in tanti modi: non condividiamo le loro scelte di abbigliamento, ma ragioniamo di temi concreti nell’interesse delle nostre economie”. Testuale. Ogni commento rischierebbe di “appesantire” la purezza del pensiero del ministro. Quanto a Valditara invece è intenzionato a proporre (lui stesso non ha smentito) che i corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole – immaginati come argine alla feroce diseducazione di tanti ragazzi maschi – in futuro possano essere impartiti soltanto dopo il consenso informato dei genitori. Come se un corso elementare di educazione sessuale introducesse a questioni peccaminose e proibite e non invece a “nozioni” del tutto naturali, conosciute da decine di secoli da miliardi di adolescenti di ogni continente. Ma la proposta di Valditara merita attenzione per una ragione particolare, non subito evidente. Perché si porta dietro – e questo è chiaro – una concezione sessuofobica che arriva dall’Ottocento ma che comunque è frutto di una scelta politica, in questo caso dettata da una concezione (legittimamente) neo-clericale e schiettamente reazionaria. Ma c’è qualcosa di più insidioso: introdurre il consenso dei genitori significherebbe ricondurre questi temi nel circuito delle cose proibite, contraddicendo di fatto l’effetto pedagogico del corso. Conviene pensarci.