di Enzo Maraio
I numeri dell’estate 2025 parlano chiaro: le cose non vanno. Il turismo balneare ha registrato cali tra il 20% e il 30%, con punte del 25% in alcune regioni del Mezzogiorno; le agenzie di viaggio segnalano vendite in caduta del 21,6% e gli italiani che partono sono meno rispetto allo scorso anno. Non abbiamo mai chiesto le dimissioni del ministro Santanchè per vicende giudiziarie, né ci siamo mai uniti al coro di chi invocava passi indietro per motivi strumentali. Ma oggi la situazione è diversa: ha fallito. Certo, le cause non sono solo attribuibili al suo operato, ma il ministro deve prendere atto che le strategie adottate non hanno funzionato, che manca una visione. E quando una politica fallisce, la responsabilità di chi la guida è di trarne le conseguenze. Giorgia Meloni – che fa finta di non vedere – e la sua maggioranza evitino una difesa ad oltranza del Ministro, è ora di avviare un dibattito serio sul turismo, è il tempo di trovare soluzioni per chi ha avuto perdite, di programmare futuro. È ora, su ragioni politiche, di chiedere un dibattito vero sul comparto e di pretendere un passo indietro del Ministro. La premier, in una difesa strenua delle iniziative governative, ha chiesto al ‘sodale’ Piantedosi di alzarsi dall’ombrellone e trovare numeri che potessero dare l’impressione che tutto stia funzionando ma la realtà, i lidi vuoti, le strutture ricettive piene a metà, dicono l’esatto contrario. È il segno che gli italiani, se prima erano disposti anche ad indebitarsi ulteriormente per le vacanze estive, quest’anno sono arrivati al culmine: non ce la fanno più. L’inflazione, il carrello della spesa sempre più costoso e il potere d’acquisto delle famiglie italiane che diminuisce sempre di più, hanno inciso sull’agosto italiano. Ma non sull’agosto di Giorgia Meloni; per lei il periodo estivo sarà più lungo, con l’autunno caldo che le si prospetta innanzi fra elezioni regionali e i primi problemi che arriveranno con i dazi.