Le spiagge vuote e la miope politica del rinvio della Meloni

di Stefano Amoroso

Le spiagge sono piene durante tutte le settimane estive, tra famiglie che fanno allegramente il bagno, giovani che giocano a palla sulla battigia, e persone di ogni età che prendono la tintarella stesi sui loro lettini. Peccato che questo succeda, però, solo nei servizi televisivi dei Tg della Rai meloniana, o su quelli di Rete4. La triste realtà di quest’estate è, invece, sotto gli occhi di tutti: file interminabili di ombrelloni vuoti dal lunedì al venerdì mattina, e parzialmente piene solo nei fine settimana. Che fine hanno fatto i turisti? Certamente ci sono diverse possibili cause che possono spiegare il fenomeno: innanzitutto un meteo ormai impazzito, che alterna settimane di gran caldo con altre di temporali, grandinate e bruschi abbassamenti di temperatura anche in riva al mare. E sicuramente un ruolo negativo è stato giocato anche dai diffusi aumenti dei costi di ombrelloni e lettini, che si sono sommati agli altri aumenti che hanno colpito la spesa alimentare e per la casa, carburanti e pedaggi autostradali. Tuttavia, gl’italiani non hanno smesso all’improvviso di viaggiare, né sono spariti i turisti stranieri: lo testimonia il pieno delle città d’arte, a cominciare dal terzetto di fama mondiale Roma, Firenze e Venezia, con la prima che è assalita da milioni di pellegrini per celebrare il Giubileo e la terza che è stata teatro dell’evento nuziale dell’anno, ovvero il matrimonio tra Bezos e Sanchez. In aggiunta al terzetto di città che tutto il mondo ci invidia, va considerato il consenso registrato dal resto della Toscana, dall’Umbria, l’apprezzamento per le Marche ed il crescente appeal di regioni come Emilia-Romagna e Friuli Venezia Giulia, che si stanno facendo conoscere ed apprezzare all’estero, ben oltre le già note Rimini e Lignano. E se il lago di Como si conferma, ormai, come meta del turismo internazionale d’élite, è tutta la Lombardia che si trova sulla rampa di lancio, in attesa dell’Olimpiade di Milano – Cortina del 2026. Se guardiamo al Trentino Alto Adige ed al Veneto, poi, capiamo cosa voglia dire fare della buona programmazione turistica ed investimenti mirati. Complice anche la calura estiva, che invita a cercare la frescura anziché arrostire in spiaggia, le montagne del Nord Est Italia, a cominciare dalle Dolomiti che sono Patrimonio Unesco, segneranno anche per quest’estate il sold out. Ma allora, di quale crisi parliamo? Della crisi del turismo balneare, che riguarda soprattutto le regioni del Mezzogiorno e la Liguria. Regioni nelle quali, a causa di una serie di inefficienze, carenze infrastrutturali ed incapacità amministrativa vera e propria, non pare esserci una vera e valida alternativa all’ombrellone. La colpa, va detto subito, non è solo dei gestori dei lidi: certamente gli aumenti generalizzati dei prezzi, laddove non sono stati accompagnati da un corrispettivo aumento di servizi, non hanno aiutato. Però hanno ragione quelli che dicono che esistono offerte per tutte le tasche. La varietà dunque c’è, e se è innegabile che esistano (come sono sempre esistiti) imprenditori che tendono a spennare i clienti come galline, è anche vero che ci sono clienti che si comportano come galline da spennare. Il vero problema, che poi è il tallone d’Achille dell’industria turistica meridionale, è cosa si offre oltre al mare. Soprattutto quando quest’ultimo è impraticabile a causa del cattivo tempo, o perché le mareggiate portano ogni tipo di rifiuto in spiaggia. Succede abbastanza spesso, visto che un Comune su tre, nel Mezzogiorno, non ha un depuratore funzionante o non ce l’ha affatto. E cosa dire, poi, della drammatica carenza di acqua di cui abbiamo dato più volte testimonianza, proprio su queste pagine, che colpisce intere aree del Sud? Per non parlare, poi, delle carenze e delle frequenti interruzioni delle linee ferroviarie e dello stato assai precario di molte strade statali e provinciali. È su queste inefficienze e vere proprie mancanze, che dovrebbero lavorare le Amministrazioni del Centro Sud ed il Governo. Invece di oscillare tra la negazione del problema e lo scaricabarile sulla categoria dei balneari, la ministra Santanché e la presidente Meloni dovrebbero dirci quali sono i programmi di medio e lungo periodo per rendere più pulito il mare italiano, più accoglienti e fruibili i borghi interni, specialmente al Centro ed al Sud, e come pensano di attrarre turisti per dodici mesi all’anno e non solo per le poche settimane centrali d’estate. Ecco perché, ancora una volta, non aver voluto risolvere il problema della gestione dei lidi balneari, ed aver solo rinviato, si è rivelata una scelta miope e scellerata: abbiamo perso anni preziosi ed i problemi, ora, si aggrovigliano e si aggravano gli uni con gli altri. Verrà nominato il “solito” commissario per le emergenze di cui è piena la storia d’Italia e soprattutto del Sud? Se così fosse, ci sarebbe solo da sperare che non affondi nelle sabbie (mobili) dei mari italiani.

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