“Il Coronavirus ha sconvolto le nostre vite in tutti i sensi: ha mostrato la fragilità del nostro sistema sociale e la necessità di mettere finalmente in primo piano il ruolo della ricerca scientifica e dei ricercatori , fino a ieri sottopagati e destinati ad una infinita precarietà. La scuola in questi mesi ha cercato di dare risposte grazie allo sforzo di migliaia di docenti che non hanno esitato a reinventarsi in mille modi dal punto di vista didattico per mostrare la vicinanza ai ragazzi , alle famiglie e non disperdere la funzione educativa e culturale che la scuola ricopre. La DAD è uno strumento importante, peccato che moltissime famiglie siano sprovviste di strumenti tecnologici adeguati e molte aree del Paese non sufficientemente coperte. Ma tant’è, quando ci si trova in fase emergenziale è necessario mettere il massimo impegno e senza polemiche cercare di fare il meglio. Non sappiamo se torneremo a scuola a maggio, io temo di no, tuttavia in campo il governo ha messo due ipotesi. Su questo vedremo nelle prossime settimane. La cosa di cui non sento parlare è cosa si sta programmando per settembre. Esiste un quadro nazionale che simuli ipotesi di rientro tenendo conto di distanze adeguate e quindi niente classi pollaio? Forse sarebbe opportuno utilizzare questi mesi per fare un quadro generale , verificare le necessità in materia di edilizia scolastica ( classi), rispettivi organici regione per regione ( quindi comune per comune) e intervenire subito in via d’urgenza. Pensare di convivere con il virus significa infatti prevedere una certa sicurezza, per questo è necessario,a mio avviso, agire su entrambi i fronti : quello della didattica a distanza, garantendo copertura e strumenti adeguati per le famiglie, formazione seria per i docenti. Sul fronte degli interventi strutturali agire in via d’urgenza, come si è fatto con alcuni ospedali, perché la scuola rappresenta il luogo di formazione per eccellenza e non possiamo pensare di continuare a tamponare o arrivare ad inizio anno impreparati. Questo è il momento di mostrare che il Paese ha a cuore il futuro delle giovani generazioni quindi niente attendismo e neppure lasciare alle singole autonomie scolastiche la soluzione del problema”.
Così in una nota,Rita Cinti Luciani, vicesegretaria PSI
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