Il Psi ai socialisti europei, un solo simbolo alle elezioni 2024

di Lorenzo Cinquepalmi

I socialisti europei, nelle loro varie articolazioni nazionali, si dichiarano a favore della ripresa del percorso di integrazione europea, che ha come obbiettivo la progressiva cessione di sovranità dagli Stati membri all’Unione. In altre parole, passare dalla sola moneta comune a una difesa comune, una diplomazia comune, una fiscalità comune, un welfare comune. Insomma, in prospettiva, gli Stati Uniti d’Europa. L’aspirazione verso un’Unione Europea che diventi, veramente e autorevolmente, un soggetto internazionale a pieno titolo, unico interlocutore delle grandi potenze in luogo degli Stati membri, deve necessariamente trovare un presupposto politico necessario nello sforzo delle famiglie politiche europee a coagulare le loro azioni nei partiti sovranazionali che non siano la mera sommatoria, debole, di partiti nazionali tendenti a far prevalere il loro interesse particolare su quelli comuni. Il Partito Socialista Europeo oggi mostra i segni di una crisi che è conseguenza inevitabile della sua mancanza di autonomia e di autorevolezza, rispetto ai partiti nazionali che lo compongono. L’elettorato, quando è chiamato a eleggere il Parlamento Europeo o, comunque, a giudicare l’azione politica nelle istituzioni europee, non percepisce le proposte del PSE come mattoni di un progetto europeo, ma vede le candidature che vengono avanzate come espressioni dei singoli partiti nazionali, votate alla difesa di interessi locali in competizione con gli altri interessi locali promossi e difesi dai parlamentari che, pur nella stessa famiglia politica, saranno eletti negli altri Paesi. Certo, questo è senz’altro anche conseguenza dell’architettura istituzionale europea, che valorizza il ruolo degli Stati membri rispetto a quello delle istituzioni comuni. Dopo il trattato di Lisbona del 2007/2009 il peso del Parlamento, tuttavia, si è accresciuto, essendo chiamato, per esempio, a ratificare o respingere le scelte degli Stati membri nella composizione della Commissione Europea. Di qui la convenzione tra le forze politiche sull’indicazione dello SpitzenKandidat, ovvero il candidato Presidente della Commissione espresso da ciascun partito, con l’impegno reciproco a ratificare solo quello del partito vincitore delle elezioni. In questo quadro è di grande importanza che i cittadini europei, tutti, in qualsiasi Stato membro siano nati o vivano, possano individuare il partito europeo in cui riconoscersi e non, come oggi avviene, scegliere un partito nazionale affiliato a un partito europeo. Questo è tanto più importante per partiti, come quello socialista, che sono portatori di un patrimonio di valori e di ideali che ha una storia secolare. I prossimi 10 e 11 novembre a Malaga si celebrerà il Congresso europeo del PSE che sceglierà lo SpitzenKandidat socialista per le prossime elezioni europee della primavera 2024: chi si riconosce nel socialismo europeo dovrebbe poter votare per quel candidato mettendo la croce su di uno stesso simbolo dalla Norvegia alla Grecia, dal Portogallo alla Polonia. Da qui può cominciare il prossimo strappo in avanti nel processo di unificazione europea. Per questa ragione il Partito Socialista Italiano, che del PSE è fondatore, attraverso una lettera del segretario del Psi Enzo Maraio, ha annunciato al Presidente del partito Stefan Löfven che a quel congresso la delegazione del Psi solleverà un punto politico dirimente e cioè la richiesta a tutti i partiti socialisti europei di presentarsi con lo stesso simbolo del PES come contrassegno elettorale. I socialisti italiani chiederanno il sostegno di tutte le forze socialiste europee, primo tra tutte il Partito Democratico italiano, in ragione di uno sforzo di unità, di superamento degli interessi locali, dietro i quali spesso si celano ambizioni individuali, per andare verso l’affermazione di una coscienza nazionale europea. Del resto, la leader del PD Elly Schlein, sempre accolta a Bruxelles come una socialista dai leader europei Iraxte Garcia Pérez e Stefan Löfven, mostra da sempre sensibilità verso un’idea di Europa federale. E dunque, se vogliamo davvero un’Unione Europea che sia un solo grande Paese, capace di invertire il declino che i valori occidentali stanno vivendo nel mondo, allora dobbiamo mostrarci capaci, noi socialisti prima degli altri, di una scelta unitaria definitiva e irreversibile: essere socialisti europei prima di tutto e non come conseguenza della propria appartenenza nazionale. Essere socialisti perchè il socialismo non conosce frontiere. In una parola: essere socialisti.

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