di Andrea Follini
Quella dei sostenitori di Freedom Flotilla Coalition si può inquadrare chiaramente come un’azione dimostrativa, per mantenere alta l’attenzione su quanto sta succedendo a Gaza. Il veliero Madleen, con a bordo l’attivista svedese Greta Thunberg, l’europarlamentare franco-palestinese Rima Hassan, un giornalista ed una decina di operatori dell’Ong, non è certo un cargo da trasporto. Ma nonostante questo la risposta israeliana a questa dimostrazione non è stata meno ferma. Secondo l’organizzazione che ha promosso l’iniziativa, le autorità militari israeliane avrebbero attaccato la nave in acque internazionali, sequestrando l’equipaggio e costringendo il natante a far rotta verso il porto di Ashdod, trentacinque chilometri a nord della Striscia di Gaza. Sulla sorte degli occupanti il ministero della difesa israeliano si era espresso per una immediata espulsione, con ritorno nei Paesi d’origine; cosa che per una parte degli attivisti, compresa Greta, è già accaduto, mentre una parte dei loro, compresa l’europarlamentare, sono stati posti in fermo di polizia, attendendo il dibattimento per direttissima, mentre il veliero è stato posto sotto sequestro. Categorico il ministro della difesa Israel Katz, secondo il quale «Israele non permetterà a nessuno di violare il blocco navale su Gaza, che ha lo scopo di impedire il trasferimento di armi ad Hamas». Un episodio del quale si continuerà sicuramente a parlare ancora per i prossimi giorni. Intanto Netanyahu ha presenziato lo scorso lunedì in tribunale a Tel Aviv all’udienza che lo vede indagato per corruzione, frode, violazione della fede pubblica, in tre diversi procedimenti; durante una pausa dei lavori il premier israeliano è stato investito dalle urla di alcuni presenti; secondo il quotidiano Times of Israel, avrebbero accusato Netanyahu: «Perché sorridi, perdente? Riporta indietro gli ostaggi. Sei una vergogna per il Paese. Come osi sorridere qui, come se fosse un circo? Togliti quel sorriso dalla faccia». La misura di quanto la popolarità del premier sia compromessa, dopo il prolungarsi del conflitto e le accuse che raggiungono Israele da ogni angolo del mondo per il coinvolgimento dei civili palestinesi nel conflitto. Le questioni giudiziarie del premier stanno tenendo banco in questi giorni nell’opinione pubblica e nei media israeliani, tanto che da più parti si ventila anche l’ipotesi del ricorso alle urne per la grave compromissione di Netanyahu in queste questioni interne; e ricordiamo che lo stesso premier, assieme all’ex ministro della difesa ed ai capi di Hamas, sono stati raggiunti da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra, emesso dalla Corte Penale Internazionale. Sulla situazione a Gaza, sulla necessità di fermare il conflitto, ripristinare il diritto internazionale e far entrare gli aiuti umanitari, da troppo tempo tenuti fuori dai confini della Striscia per ordine del governo di Tel Aviv, i partiti del centro sinistra, assieme a tante associazioni che da tempo denunciano la situazione inumana che si vive a Gaza, hanno manifestato sabato 7 giugno a Roma. La delegazione socialista, nel solco dello storico impegno del Psi a favore di una politica che riconosca finalmente lo Stato di Palestina e consenta ai due Stati, Palestina ed Israele appunto, di convivere in pace e sicurezza in Medio Oriente, rilanciata più volte anche dalle pagine di questo giornale, ha preso parte alla manifestazione con in testa il segretario nazionale Enzo Maraio; ha sfilato lungo il percorso da piazza Vittorio Emanuele II a piazza San Giovanni, dietro allo striscione che riportava lo slogan della campagna di sensibilizzazione che da tempo il partito ha lanciato in tutta Italia. #stopbombsonchildren, fermare le bombe sui bambini. Secondo Unicef sono più di cinquantamila i bambini morti o feriti a causa dei bombardamenti sulla Striscia messi in atto dalle forze dell’Idf israeliano; un numero impressionante, che dà il peso dell’orrore di questo conflitto dove le prime vittime sono proprio i più piccoli, a molti dei quali è stata tolta la vita, e a molti altri è stato segnato per sempre il futuro.