Il fronte dei reazionari

di Giada Fazzalari

Come si fa a governare l’Europa se si è contro l’Europa? Non se lo saranno chiesto di certo i leader delle due forze maggiori al governo, Meloni e Salvini, che stanno preparando la corsa per le elezioni europee con una competizione aspra, alla conquista dell’elettorato sovranista ed euroscettico. Una campagna elettorale costosissima dal punto di vista politico, che tradisce la fotografia, ormai sbiadita, che pochi giorni fa ritraeva una tregua tra i leader di Lega e FdI, mai davvero avvenuta. E mentre la premier, in Europa, nelle ore delicatissime dell’accordo sul nuovo Patto di Stabilità e lo scontro sul Mes, si confronta con leader di una certa statura, il coinvolgimento di alcuni protagonisti della destra reazionaria europea alla kermesse di Atreju, suona come la risposta di Meloni a Salvini e alla reunion nera a Firenze dei sovranisti di mezzo continente. Una rincorsa spietata a chi si scavalca più a destra, in un tutti contro tutti (dove in gioco entra l’altro azionista di maggioranza, Tajani), come in una sorta di “stallo alla messicana” in uno di quei film di Quentin Tarantino, dove tre persone si tengono sotto tiro a vicenda con le armi, in modo che nessuno possa attaccare un avversario senza essere a propria volta attaccato (chi sarà il primo a muoversi?).Eppure, viene naturale osservare una certa anomalia italiana nel confronto con le destre conservatrici europee: mentre in Germania, Francia e Spagna tutti i partiti conservatori hanno posto un argine a forze reazionarie ed estreme che si trovano alla propria destra, anche a scapito di ogni calcolo elettorale, l’Italia è di fatto il terzo Paese guida che ha scelto di sdoganarle. In Germania la Cdu non si è mai alleata con i neonazisti di Afd (il riferimento europeo di Salvini); così come in Francia, il centrodestra moderato gollista non si allea con la destra euroscettica di Le Pen; come in Spagna il Pp di Feijòo, non si è coalizzato con Vox e lo storico alleato di Giorgia Meloni, Santiago Abascal, che pochi giorni fa ha sostenuto che “verrà il giorno in cui impiccheremo Sanchez per i piedi, a testa in giù”. Chissà se Giorgia Meloni avrà provato imbarazzo di fronte a queste dichiarazioni, di certo non saranno state di grande aiuto, visto che la stessa premier lo aveva invitato ad Atreju, che ora sembra segnare un’altra tappa della grande rincorsa a destra. Mentre in Europa si fa muro alla propria destra, in Italia si allarga l’orizzonte del fronte dei reazionari. Che se dovesse essere la maggioranza nel prossimo parlamento, c’è da preoccuparsi.

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