Gualtieri, sulle trascrizioni Roma non farà passi indietro, chiediamo leggi chiare sui diritti

di Giada Fazzalari

Sindaco Gualtieri, lei ha trascritto l’atto di nascita di due bambini nati all’estero da due coppie di mamme. Il vicepresidente della Camera Rampelli lo ha definito “un atto contro la legge”, lei “un atto normale, giusto e doveroso”. Intanto lei ha fatto di Roma la “città dei diritti”.

Roma ha una storia di inclusione e di rispetto dei diritti, io l’ho solamente rispettata garantendo a dei bambini quanto loro già garantito in un altro Paese. Non si tratta certo di un atto contro la legge, bensì di una sceltadovuta, supportata da una chiarissima giurisprudenza della Cassazione che, nel caso di certificati di nascita formati all’estero e che non prevedono la Gestazione per Altri (Gpa) prevede giustamente la trascrizione integrale, senza la quale si determinerebbe una evidente discriminazione in base all’orientamento sessuale. Scorretta è invece la polemica di chiconfonde volutamente i piani, fingendo che un’altra sentenza della Cassazione, che riguarda il ricorso allaGpa, sia la stessa relativa al caso di eterologa tra due mamme.

A Roma continueremo a trascrivere questi atti perché è giusto farlo e perché non intendiamo fare passi indietro.Ma soprattutto, insieme a tanti sindaci, chiediamo che l’Italia si doti di una legislazione adeguata prevedendo il matrimonio egualitario, il diritto all’adozione e il riconoscimento dei diritti ai figli delle famiglie omogenitoriali, come avviene nel resto d’Europa. Dalla nostra parte c’è un Paese che è molto più avanti di certa politica.

 

Il Giubileo 2025 è alle porte. La città si appresta ad essere interessata dai cantieri, con circa 150 punti d’intervento nella capitale. Roma è pronta? Èprevisto un sistema di regolazione dei flussi? I fondi sono garantiti e, soprattutto, come cambierà la città?

Con il Giubileo abbiamo un’opportunità straordinaria perché, oltre ad essere un evento spirituale di respiro universale, ci offre la possibilità di cambiare il volto di questa città. Al netto dei ritardi fisiologici seguiti alla caduta del Governo Draghi e all’insediamento del nuovo esecutivo, stiamo rispettando la tabella di marcia; si apre una stagione di cantieri come quella che è già partita, ad esempio su centinaia di km della viabilità principale cittadina che, inevitabilmente,comporterà dei disagi, in particolare sulla viabilità. Quindi gestiremo al meglio l’impatto dei lavori avendogià messo in piedi una task force dedicata.Coinvolgeremo la città, sceglieremo soluzioni di viabilità alternativa intelligenti e molti cantieri si svolgeranno dinotte. Inoltre, i romani e le romane verranno infinericompensati con una città trasformata. Del resto, sono due le strade: una è quella di fare i lavori ed effettuare le manutenzioni necessarie; l’altra è quella di chi ci ha preceduto; una città ferma a 20 anni fa, dove non si programmava il rifacimento delle strade, non venivano fatte le manutenzioni ordinarie su linee e convogli della metropolitana e sui tram, autobus e filobus non venivano acquistati o restavano ad impolverarsi nei magazzini. Non possiamo permetterci di sprecare 13 miliardi di risorse tra fondi nazionali, giubilari e del Pnrr.


Un’altra sfida fondamentale per Roma e per il Paese è quella della candidatura a Expo 2030. Anche su questo tema lei ha posto un forte accento sui diritti. Può fare la differenza?

Deve fare la differenza.  Il nostro è un progetto di grande qualità, che è stato giudicato il migliore tra quelli in gara e che sarà una grande opportunità di rigenerazione urbana intelligente e sostenibile. Dopo di che, un evento come Expo non può che intrecciarsi fortemente con la capacità di essere una città aperta e inclusiva. Noi siamo in competizione con altre grandi città, una di queste è Riad, che – lo dico con rispetto istituzionale – rischia di mostrare un volto cupo e oscuro su questo aspetto molto importante. E invece va tenuta alta l’attenzione, è una delle lezioni dei Mondiali di calcio in Qatar. Noi abbiamo sottoscritto un protocollo con i sindacati far sì che i grandi progetti per Expo siano realizzati nel rispetto dell’ambiente e della dignità dei lavoratori.  Perciò, è importante che tutte le associazioni e organizzazioni rivolgano un appello ai loro Paesi: non si scelga per convenienza geopolitica o economica, ma si scelga un progetto verde, sostenibile, che mette al centro i diritti delle persone. Su questo pensiamo di essere molto più avanti di altri.


Quali potrebbero essere le conseguenze per le città, a maggior ragione per la Capitale d’Italia, dei ritardi che il governo accumula sul
Pnrr?

Qualora venissero a mancare i fondi a fronte di procedure avviate e impegni già presi con operatori economici, ci sarebbero conseguenze molto negative.C’è l’opportunità unica dall’Europa di rivedere il Pnrr e andrebbe colta senza aspettare e polemizzare, lavorando ventre a terra per dare concretezza a quei fondi che il Governo di cui facevo parte ha ottenuto. Perché dobbiamo ricordarlo: quello è stato un risultato straordinario mai abbastanza rivendicato dal centrosinistra, soprattutto rispetto a chi oggi ci dice di aver ottenuto troppi soldi da spendere e magari ieri era contro la strada degli Eurobond. Noi abbiamo lottato e ottenuto quello che prima del 2020 sembrava impossibile. Certo l’Italia, che ha ottenuto più fondi, èsotto esame. Ma questo deve essere uno stimolo a fare meglio, non un freno.

A Roma abbiamo un tasso di successo nella partecipazione ai bandi vicino al 90%. E stiamo rispettando le tappe successive, compresi i cantieri già aperti come quelli di Villa Ada o quelli perl’efficientamento energetico di alcuni cinema e teatri. A Vitinia, nei mesi scorsi, abbiamo anche inaugurato due immobili messi a disposizione per i percorsi di autonomia di persone disabili.

 Il centrosinistra governa a Roma, Milano, Bologna, Firenze, Napoli, Cosenza, Bari e altre città importanti. Può venire proprio dalle città quella cultura di governo che può aiutare la coalizione, seppure nella diversità, a far tornare il centrosinistra al governo?

Credo che il centrosinistra e il Partito Democratico abbiano la cultura di governo saldamente all’interno della propria identità. Il contributo di chi amministra forse può andare oltre questo tema. Noi amministratori vediamo chiaramente, ad esempio, che esistono domande di tutela alle quali – come accade sui diritti – non si riesce a dare adeguata risposta. Proprio questa esperienza comune ha spinto noi Sindaci a coordinarci e a rivolgere un forte appello al Governo affinché si facciano passi in avanti attesi da tutta la nostra società. Personalmente, non mi sento Sindaco solo per amministrare, ma per provare a innescare – con tutta la città – una trasformazione: sui diritti, sulla transizione ecologica, sul contrasto delle diseguaglianze. Su questi temi noi Sindaci dobbiamo provare a fare la differenza. Il contatto quotidiano con la vita delle persone è una gigantesca responsabilità ma anche una straordinaria opportunità da cui trarre nuova linfa per la sinistra.


Il Partito Democratico, con l’elezione della nuova segretaria, sta vivendo un momento di riorganizzazione interna: non mancano le fibrillazioni, specie nell’anima cosiddetta centrista del partito. Intanto al governo c’è una destra nazionalista e l’opposizione fatica a compattarsi e a far sentire la sua voce. Da dove viene la crisi della sinistra e come uscirne?

Le difficoltà della sinistra hanno radici profonde e comuni a tutti i Paesi d’Europa e d’Occidente, che si intrecciano con le conseguenze di fenomeni complessi e contraddittori come la globalizzazione e l’innovazione. Fenomeni che hanno creato grandi opportunità ma anche diseguaglianze e paure. La destra non offre soluzioni ma è stata capace di rappresentare queste paure. Ma in un modo che non migliora la vita delle persone, ma anzi spesso le mette le une contro le altre e sicuramente non protegge i più fragili. Da questo schema la sinistra esce ricreando un nesso fortissimo tra crescita economica e protezione della vita delle persone. Il Next Generation Eu, a cui l’Italia ha dato un contributo importante, è stato un cambiamento rilevante a livello europeo, perché si è riusciti a reagire alla pandemia con politiche espansive, quindi in un modo molto diverso rispetto alla precedente crisi economica. A livello nazionale va ricreato quello spirito. Bisogna però costruire alleanze. Ma non parlo tanto di aggregazioni di forze – pur utili – o di leader. Parlo di alleanze sociali: quali persone vogliamo rappresentare, con quali bisogni e aspirazioni? E con che politiche e con quali soluzioni? Rispondiamo, rapidamente, a queste domande e saremo già sulla strada giusta.

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