di Fabio Martini
Quella sera d’estate nessuno poteva immaginarlo, ma il trascorrere dei decenni avrebbe dimostrato l’importanza storica del 15 agosto 1892: quel giorno era nato un partito che avrebbe contribuito a cambiare le vite di generazioni di italiani. Ciò che è originale di questa storia è la potenza dell’atto fondativo: in un secolo di battaglie – tra sconfitte e vittorie – i socialisti avrebbero fatto leva proprio sulle categorie politiche affermate nell’estate 1892 dai pionieri che avevano fondato il Partito dei lavoratori italiani, diventato Partito socialista italiano tre anni più tardi. Da allora sono trascorsi 133 anni. Quasi tutti gli anniversari oramai sono riti retorici, ma il Psi fa caso a sé, visto che proprio nell’anno nel quale festeggiò il Centenario, il 1992, era appena iniziata la stagione di Mani pulite. Verrà il giorno di un rendiconto scientificamente e storicamente probante, se non altro per una ragione: l’impronta impressa dai socialisti nella società italiana è più profonda di quanto abbiano avuto il tempo di capire e di immaginare gli stessi protagonisti di quella storia. Nel giorno di Ferragosto del 1892 il movimento socialista – rompendo con l’anarchismo e con i movimenti democratici – si era dato una identità e una consistenza organizzativa, grazie al contributo di personalità di notevole spessore. Il nucleo più importante era la Lega socialista milanese guidata da Filippo Turati: attorno al suo marxismo gradualista si raccolsero a lungo il gruppo parlamentare e la Cgil. ff proprio questi due bracci operativi appoggiarono le riforme del primo Novecento, nel campo degli orari di lavoro, dell’infortunistica, dell’impiego dei minori. Una legislazione sociale che cambiò la vita concreta di tanti lavoratori e che sarebbe tornata nel 1970: su impulso di Giacomo Brodolini viene approvato lo Statuto dei lavoratori, autentica pietra miliare per chi vive del proprio lavoro. ff da questo filone turatiano – migliorare la vita dei lavoratori – derivano le riforme sanitarie ispirate da due ministri socialisti, Giacomo Mancini e Giovanni Mariotti. Il partito che era nato a Genova nell’agosto del 1892 mantenne sempre le istanze libertarie e anticlericali che il Psi avrebbe fatto valere nella battaglia per la Repubblica (contro il vecchio sistema di potere cortigiano e nobiliare) e quella per il divorzio, contro la Chiesa reazionaria e clericale. ff d’altra parte le radici popolari del primo Psi hanno alimentato anche l’idea che la scuola non si abbatte ma semmai si cambia: è proprio grazie alla riforma della scuola media inferiore e all’obbligo che milioni di ragazzi sono usciti da uno stato di inferiorità culturale. Lo spirito garibaldino del Psi del 1892 e l’idea che per tutti i popoli c’è una sola strada – l’autodeterminazione – tornerà con Bettino Craxi: quasi soltanto i socialisti italiani appoggiarono i dissidenti dell’ffst europei e tanti combattenti per cause di libertà, a cominciare dai palestinesi. Certo, nel 1892 i fondatori seppero unire tante frazioni sparse, mentre la storia successiva dei socialisti è flagellata da espulsioni e scissioni. ff tuttavia la grande forza di quell’atto fondativo e delle idee che lo sostennero hanno avuto rilevantissimi effetti materiali e ideali, così grandi che non ancora se ne è compresa appieno la portata.