“Diritto a stare bene”, una legge per lo psicologo gratuito Serve a milioni di persone

Intervista al giornalista Francesco Maesano, tra i promotori dell’iniziativa

di Andrea Follini

Francesco Maesano è un giornalista politico del Tg1; da tempo coordina una campagna nazionale per la promozione di una legge di iniziativa popolare che consenta la realizzazione di una rete psicologica pubblica, gratuita, per tutti. Una legge composta da trentacinque articoli, che vuole cambiare lo status quo del benessere psicologico nel nostro Paese. L’iniziativa è stata presentata qualche giorno fa al Senato, ed ha l’obiettivo di raccogliere cinquantamila firme entro il 10 dicembre 2025 (in pochi giorni si è arrivati già quasi a diecimila) per poter istruire la legge in Parlamento.

Sei tra i promotori della proposta di legge sul “diritto a star bene”. Di cosa si tratta?

«Noi vogliamo un investimento adeguato in psicologia in Italia, e lo chiediamo per tre ragioni. La prima è che quando ci diciamo che di fronte a certe situazioni serve un cambiamento culturale – penso ai femminicidi, penso alla violenza, all’esclusione sociale, al bullismo, ma penso anche alle persone che se ne vanno a causa dei disturbi del comportamento alimentare, alle persone che all’interno dei nostri contesti sociali e di comunità non stanno bene – allora dobbiamo dirci che per realizzare questo cambiamento culturale serve un investimento adeguato. Serve un investimento adeguato in psicologia, che significa inserire all’interno delle comunità una presenza psicologica continua, pubblica, accessibile a tutte e a tutti».

Quindi con comunità intendi scuole, università…quali altri luoghi?

«Noi intendiamo, più che le scuole, proprio le classi; cioè noi non vogliamo aprire altri sportelli, noi vogliamo una presenza all’interno della classe, in orario scolastico. Vogliamo una presenza in orario di lavoro, all’interno degli uffici, delle fabbriche. Dove serve, evidentemente. Sul lavoro, mi collego alla seconda ragione delle tre che ti preannunciavo».

Ecco, perché la volete?

«Perchè conviene. Quando è stato creato il buono psicologo, l’ordine degli psicologi ha fatto un rapporto, si chiama “psych-care” che dimostra come per ogni euro investito nel buono psicologo, se ne siano recuperati undici in ore lavorative, non perse. Questo significa che ci sono, ad esempio in Italia, moltissime aziende nelle quali c’è dispersione lavorativa, una grande dispersione formativa, molte dimissioni, relativi soprattutto ad ambienti di lavoro sbagliati, tossici. Bene, quelle dimissioni, quelle ore di lavoro perse, vanno a carico della collettività. Quindi è giusto che ci sia un investimento pubblico per recuperare quel trend di crescita e quella spesa previdenziale in più che stiamo sostenendo a causa di ambienti di lavoro ed ambienti scolastici nei quali non ci sono le condizioni per crescere tutti e per crescere insieme. La nostra proposta di legge di iniziativa popolare vuole combattere soprattutto cose come la dispersione scolastica, la dispersione lavorativa, ma soprattutto vuole far crescere il Paese perché noi crediamo che, così come gli arabi hanno il petrolio, come la Cina ha il suo import-export, noi dobbiamo investire nell’unica risorsa naturale che abbiamo: le persone».

Che secondo voi non sono “al centro”?

«Qui nel nostro Paese abbiamo circa due milioni di persone cosiddette neet, sono giovani che non studiano, non lavorano e non ricevono una formazione. Spendiamo ottanta miliardi ogni anno, per formare le persone e non riusciamo a trovare il modo di investire perché queste persone che formiamo, restino all’interno del sistema lavorativo e formativo, siano motivate a partecipare attivamente alla crescita complessiva del Paese. E anche del nostro prodotto interno lordo».

E la terza ragione qual è?

«Il risparmio. Abbiamo chiesto all’università La Sapienza di stabilire una relazione con “uno bravo” che è un grande portale on line (www.unobravo.com, ndr ) che ha la qualità di avere moltissimi pazienti e centralizzati, perché mentre lo psicologo ha il suo tot di pazienti, loro ne hanno migliaia, e ci hanno dato la possibilità di avvicinare queste migliaia di pazienti attraverso una mail, fornendo loro un questionario. Bene, ci si è accorti di tre cose specifiche: dopo sei mesi di psicoterapia, gli accessi al pronto soccorso di queste persone si sono ridotti del cinquanta per cento, della metà. Le visite specialistiche si sono ridotte del dieci per cento e gli esami strumentali del quindici per cento. Questo significa che quando noi parliamo di riduzione delle liste d’attesa, riduzione della spesa sanitaria, dobbiamo renderci conto che c’è una quota di spesa sanitaria inappropriata, che sulla spesa delle famiglie è calcolata nel quaranta per cento, che attraverso un investimento adeguato in psicologia si può non solo prevenire, ma può rafforzare il sistema sanitario nel suo complesso. Per questo noi chiediamo che venga costituito un finanziamento ad hoc, all’interno di un dipartimento ad hoc per benessere psicologico, separato dal dipartimento per la salute mentale. Per una ragione specifica».

Quale?

«La salute mentale riguarda decine di migliaia di persone, e nella nostra proposta di legge ovviamente c’è il potenziamento dei servizi anche per queste persone, ma la nostra legge si rivolge a sessanta milioni di italiani. Dal momento in cui nascono sino alla parte finale della loro vita. Crediamo che serva un accompagnamento per sessanta milioni di persone nei momenti strategici nei quali è giusto che tale accompagnamento ci sia».

Sarebbe una rivoluzione davvero.

«Si infatti; invito tutti a firmare la proposta. Noi stiamo facendo una campagna territoriale da un mese e mezzo; siamo stati in tante città come Brescia, Torino, Firenze, Parma, Cuneo, Perugia; a Roma abbiamo fatto volantinaggio ai mercati. Noi stiamo facendo una vera campagna dal basso, totalmente civica, che non ha alcun intento politico dal punto di vista della riuscita, perché su questo c’è un consenso abbastanza bipartisan, al di là delle logiche di schieramento. Alla conferenza stampa in Senato è intervenuta con un bel videomessaggio il viceministro Bellucci, Fratelli d’Italia; sono intervenuti esponenti del centrosinistra».

È veramente uno sforzo civico dal basso, ma non dal nulla…

«Sì, questa legge è stata costruita in tre anni di lavoro da un pool di professori universitari, di esperti del settore di assoluto riconoscimento pubblico. Troverete nel nostro sito, www.dirittoastarebene.it, il panel del comitato scientifico, del comitato tecnico, e di tutti quelli che hanno lavorato per costruire in questi tre anni la legge di iniziativa popolare».

Dicevi che c’è stata una risposta positiva, almeno negli intenti, da parte del mondo politico, trasversalmente. Non vi erano state mai proposte di legge come questa nate direttamente in Parlamento?

«Non c’è mai stata una proposta di legge complessiva, perché finora l’approccio che c’è stato alla psicologia, anche correttamente devo dire, è stato quello di finanziare la psicologia nell’ambito di altri finanziamenti. Si fa un bel finanziamento sulla scuola e si investe anche sulla psicologia scolastica, la stessa cosa sul lavoro e sugli ospedali. Noi invece chiediamo un servizio di psicologia pubblico nazionale che abbia un finanziamento di per sé e che copra la psicologia scolastica, nei luoghi di lavoro, negli ospedali, per la disabilità, nelle carceri, nello sport, che abbia una sua consistenza ed una sua rete integrata. Io credo che questo sia un servizio che facciamo, in termini di contributo, sia di idee, perché questi tre anni hanno partorito un testo sul quale c’è un sostanziale consenso all’interno del sistema, sia dal punto di vista del servizio che si fa alla politica, che è quello di dare loro la possibilità di ragionare su una proposta che non viene da questo o da quel partito, ma che ha lo sforzo dei cittadini dietro».

Una proposta che se nasce dal basso, con un contributo tecnico qualificato, riveste ancora maggiore autorevolezza, benché apolitica.

«Non è corretto dire che è apolitica, perché ovviamente ha degli obiettivi politici, ma non partitici».

C’è stata attenzione a questa proposta dal mondo imprenditoriale?

«Al momento ancora no, ma sarà interessante dialogare anche con loro».

 

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