di Enzo Maraio
Il mondo è in ansia. La nuova escalation che si sta verificando in Medio Oriente avrà effetti a medio e lungo termine. L’attacco di Israele all’Iran e le successive ritorsioni, fino ai bombardamenti ordinati da Trump in spregio a qualsiasi forma di diritto internazionale – non ha né consultato gli altri paesi della Nato nè il suo Congresso – stanno rigettando nuovamente il mondo nella paura della guerra. L’intervento di Trump nella guerra fra Israele e Iran ha fatto precipitare gli avvenimenti: da parte americana sarebbe stato più saggio avviare, per via diplomatica soprattutto in questa fase, un dialogo fra i due Paesi, considerato che la questione nucleare in terra iraniana è solo una parte di un problema più grande e complesso che riguarda gli aiuti che l’Iran ha sempre fornito ad Hamas. In questo scenario, la Nato ha richiesto l’aumento delle spese militari al 5% del Pil per ogni Paese membro, proposta che segue quella della Commissione europea che con il Rearm Eu intende, almeno sulla carta, approdare alla creazione di un esercito unico europeo. Il punto è che entrambi gli organismi sembrano obsoleti per affrontare con efficacia le questioni odierne: la Nato non viene informata dagli Usa sugli attacchi all’Iran, la Commissione europea fa fatica a far emergere una posizione politica, chiara e netta. Aumentare oggi ulteriormente le spese militari del Paese in assenza di una strategia politica – ovviamente dal Governo italiano prono alle richieste di Trump è arrivato un chiaro segnale favorevole – sarà solo un modo per non affrontare i problemi. Riarmare senza una politica non sarà sufficiente. È giusta la proposta della creazione di un esercito unico europeo per aumentare il peso specifico della diplomazia europea, ma destinare ulteriori fondi alla difesa prescindendo dalla politica sarà un limite. Nel merito dovrà essere fatta una riflessione sulle priorità e le strategie da seguire. Aumentare le tasse per gli imprenditori e le partite Iva e tagliare i servizi, a partire dalla sanità, per far quadrare i conti della spesa pubblica, non può essere la via. Il socialista Sanchez, con coraggio, ha ottenuto la possibilità di avere maggiore flessibilità nell’interesse degli spagnoli, su come raggiungere gli obiettivi: significa non stressare il bilancio dello Stato e salvaguardare il welfare state spagnolo, che per i socialisti iberici è la priorità mentre per i ‘nazionalisti italiani’ è fumo. Preparare i Paesi alla guerra, rinunciando alla forza della diplomazia, porterà presto tutti alla guerra. Lo insegna la storia. La diplomazia, il dialogo e la salvaguardia degli interessi dei popoli, devono essere le priorità.