Il Consiglio Nazionale di oggi, 12 novembre, a Roma, ha approvato all’unanimità (un astenuto) la relazione del Segretario, Enzo Maraio, e il seguente documento politico.
UNITA’ E AUTONOMIA DEL PSI
Le elezioni politiche del 25 settembre hanno segnato una battuta d’arresto netta per tutto il centrosinistra e per il Partito Socialista.
Il centrodestra ha vinto le elezioni nonostante la pesante crisi di consenso di due dei tre partiti che lo compongono. Una crisi che ha determinato un risultato complessivo nella parte proporzionale di poco superiore al 44%. In passato il centrodestra aveva perso le elezioni politiche con risultati ben maggiori. Oltre l’indubbio successo personale di Giorgia Meloni e del suo Partito, dovuto in buona parte alla estraneità a tutte le variopinte coalizioni di Governo della passata Legislatura, la vittoria del centrodestra è stata la diretta conseguenza della capacità di superare le differenti posizioni politiche e le pesanti rivalità personali in nome dell’unità di coalizione, che l’attuale legge elettorale richiede come condizione essenziale. I prossimi mesi diranno se le pesanti divisioni che caratterizzano la coalizione vincente e che tuttora persistono nonostante l’intesa elettorale, le consentiranno di esercitare una efficace azione di Governo.
Le forze principali del centrosinistra, dal canto loro, non hanno saputo cogliere lo spirito della legge elettorale vigente, ed hanno fatto prevalere differenziazioni e rivalità. Una tale scelta suicida non era affatto scontata. PD, Cinquestelle, Azione e gli altri Partiti del centrosinistra avevano partecipato tutti direttamente all’esperienza del Governo Draghi, a differenza di quelli del centrodestra che avevano avuto collocazioni diverse, e non si erano manifestati in quel periodo contrasti insanabili, nonostante fossero presenti, come ovvio, significative differenziazioni politiche. Del resto, molte di queste forze, a differenza di noi, provenivano dal ceppo comune del Partito Democratico, e lo stesso Movimento Cinquestelle aveva negli ultimi anni modificato molte sue posizioni oltranziste per rendere possibili forme di collaborazione con la sinistra a livello centrale e locale. Un accordo, anche parziale, avrebbe consentito almeno di giocare la partita. Si è preferito, più per rivalità personali e posizioni narcisistiche che per reali incompatibilità delle piattaforme politiche, affrontare le elezioni divisi, causando l’inevitabile disastro nei collegi uninominali.
Il PSI, nel suo recente Congresso, aveva colto con precisione questo aspetto.
La posizione politica espressa all’unanimità nella mozione congressuale recitava testualmente: “il cosiddetto “Rosatellum”, rende indispensabile la costituzione di alleanze ampie per competere nei collegi uninominali che compongono un terzo delle assemblee legislative. Le forze del centrosinistra, seppur tra varie difficoltà, stanno giustamente avviando un confronto politico e programmatico mirante a costruire una alleanza che possa vincere e che possa successivamente affrontare l’esperienza di governo sulla base di principi fondamentali largamente condivisi a partire dalla collocazione europeista e atlantica del Paese, dalla lotta incisiva per una maggiore giustizia sociale e per l’ampliamento della sfera dei diritti individuali. La nostra bussola è il socialismo europeo. È su questa straordinaria cultura politica che abbiamo intrapreso un dialogo con i partiti che si richiamano ad essa per costruire in Italia una coalizione europeista, riformista e progressista, la stessa che governa in altri Paesi europei, da quelli scandinavi a Spagna e Portogallo, che in Germania guida la coalizione di governo con verdi e liberali. In questa prospettiva il PSI, pur mantenendo uno stretto rapporto di collaborazione con le forze appartenenti al Partito Socialista Europeo, ritiene sia fondamentale il coinvolgimento delle forze liberali, riformiste, ambientaliste e radicali, a partire da Più Europa, con la quale abbiamo condiviso la lista alle elezioni europee del 2019, da Azione e da Italia Viva. Sarà bene che queste forze partecipino alla coalizione di centrosinistra, come hanno già fatto in molte elezioni locali, senza atteggiamenti pregiudiziali e abbandonando ogni tentazione di equidistanza rispetto al centrodestra a guida sovranista. Una nuova grande alleanza per il rinnovamento e la crescita del Paese può e deve essere costruita”. Queste parole avevano colto il punto politico centrale qualche mese fa e conservano intatto tutto il loro valore oggi e per il domani. Ad esse ci siamo ispirati nelle scelte per la collocazione del PSI alle elezioni, senza discostarci di un millimetro.
La formazione del Governo Meloni apre ora una fase nuova nel Paese, caratterizzata già da preoccupanti segnali di approssimazione e dal ritorno ad un passato di gestione confusa delle politiche economiche e sociali del Paese, che più volte lo ha portato sull’orlo della bancarotta. Sarà necessaria una opposizione convinta e rigorosa, e sarà necessario nel contempo costruire le basi per una credibile alternativa politica all’attuale Governo, per non essere costretti a ricorrere per l’ennesima volta all’intervento di tecnici per riparare i guasti dei Governi di centrodestra.
La soluzione non può essere rincorrere il populismo e la demagogia dei vincitori, ma elaborare un progetto complessivo per la nostra società che parta dalla lotta alle disuguaglianze crescenti, dalla tutela del mondo del lavoro e dell’impresa, dalla difesa della scuola e della sanità pubblica, dall’ampliamento della sfera dei diritti. Il PSI oggi deve saper operare una sintesi tra ceti dell’innovazione eticamente orientati, e ceti popolari percorsi dalle disuguaglianze e dalle difficoltà conseguenti alla pandemia e alla guerra. Noi siamo un partito che deve affrontare un grande cambiamento e siamo un partito che deve diventare sempre più transnazionale e diventare un vero partito del socialismo europeo. Occorre ripensare il futuro della sinistra, ridefinirne l’identità, elaborando politiche credibili. Abbiamo il dovere di ricominciare ad ascoltare i delusi, gli scontenti avviando un dialogo con le associazioni di categoria, di volontariato, e con il mondo dei saperi e delle professioni. Ricucire un rapporto interrotto con il mondo sindacale. Mettere al centro della nostra azione le tematiche ambientali. Ogni anno il solo inquinamento dell’aria fa 7 milioni di vittime. Il cambiamento climatico e il deterioramento dell’ambiente stanno distruggendo gli ecosistemi e ciò ha ripercussioni negative su sviluppo, salute e produzione alimentare.
Il Partito Socialista in questi anni ha sempre avuto piena consapevolezza dei problemi del centrosinistra ed ha fatto prevalere quando possibile i momenti di dialogo e approfondimento comune a quelli di scontro. Il dialogo e la ricerca unitaria hanno sempre avuto due cardini fondamentali: la tutela assoluta dell’autonomia del Partito e la costruzione di un progetto di centrosinistra vincente. Questi due cardini rimangono fondamentali, ed escludono ogni ipotesi di equidistanza tra centrodestra e centrosinistra. Il Partito imbocchi la strada dell’audacia della proposta politica, la nettezza dei valori di riferimento e una chiarezza di fondo sul significato di essere un Partito. Per queste operazioni non c’è altra strada, altro metodo e altra misura che l’affermazione, senza equivoci, dell’autonomia del partito nelle parole e nei fatti, nei documenti e nei comportamenti. L’autonomia del partito (politica ed organizzativa) è in primo luogo il senso del partito, della sua funzione e del suo spazio.
Ora si tratta di guardare avanti, salvaguardando il valore dell’unità interna che abbiamo sempre perseguito con grande impegno, ricostruendo la presenza politica del PSI in tutti i territori, partecipando alle elezioni amministrative e regionali con il nostro simbolo ovunque sia possibile, operando per costruire una lista socialista alle elezioni europee, ricostruendo la comunità socialista con spirito aperto ed inclusivo. Occorre avviare in tempi rapidi un confronto con tutte le associazioni di area socialista, con le Fondazioni, con singole personalità, senza arroganze e primogeniture, promuovendo momenti di confronto a livello locale e centrale per giungere alla convocazione di veri e propri “Stati generali del socialismo italiano”, con l’unico obiettivo di rafforzare la nostra comunità e renderla utile al Paese.