di Gerardo Labellarte
Si è appena concluso il primo round di una lunga stagione elettorale autunnale ed è già in arrivo il secondo, che riguarderà la Regione Calabria. Il voto nelle Marche, con la netta sconfitta del candidato di centrosinistra Matteo Ricci, ha visto molti commentatori trarre conclusioni affrettate, spesso ad uso e consumo delle rispettive tifoserie. Sarebbe stato più ragionevole rinviare una riflessione compiuta ai giorni successivi alla conclusione di una stagione che vedrà coinvolti nel complesso poco meno di venti milioni di elettori, ed è altrettanto evidente che talune osservazioni successive al voto marchigiano avrebbero potuto essere diametralmente opposte se la prima regione chiamata al voto fosse stata la Toscana o la Campania. Se qualche considerazione generale si può fare, è solo perché già con il voto nelle Marche vengono confermate alcune tendenze generali che si manifestano da tempo e che, con tutta probabilità, saranno confermate nelle elezioni che seguiranno nelle prossime settimane. La prima è la persistente, drammatica disaffezione al voto. Le Marche si presentavano come l’unica regione in equilibrio, dove lo scontro politico tra le due coalizioni è stato molto acceso, ma questo non ha impedito l’ennesimo record negativo dell’affluenza alle urne. Facile prevedere che questa tendenza sarà drammaticamente e a maggior ragione confermata nelle Regioni nelle quali l’esito viene considerato scontato. Il secondo elemento è la crescente personalizzazione che motiva le scelte elettorali. La pesante campagna denigratoria che ha colpito il candidato Matteo Ricci ha fortemente danneggiato la coalizione di centrosinistra, ed è allo stesso modo facile osservare che le smaglianti previsioni favorevoli al campo largo in regioni come Toscana e Puglia dipendono più dalla grande popolarità dei candidati Presidenti che dallo stato di salute dei partiti nei vari territori. Anche per questo appare avventato trarre conseguenze generali dai risultati di singoli territori, spesso pesantemente influenzati da dati soggettivi locali. Piuttosto va sottolineato che di questa incontrovertibile tendenza alla personalizzazione si dovrà inevitabilmente tenere conto in vista delle elezioni politiche del 2027, ma di questo è giusto discutere, e sicuramente lo si farà, al termine delle varie elezioni dell’anno in corso. Qualche considerazione sulla presenza del Psi nel contesto di questa stagione elettorale, suggerita non solo dallo specifico risultato della lista AVANTI da noi promossa nelle elezioni marchigiane, quanto dall’andamento della preparazione delle liste nelle varie realtà regionali a partire dalla Calabria che voterà domenica 5 ottobre. La cosiddetta coalizione del “campo largo” registra ormai stabilmente la presenza di tre forze politiche che sono in grado generalmente di conseguire complessivamente risultati intorno al 35-40% del consenso. Si tratta del Partito Democratico, di Alleanza Verdi e Sinistra e del Movimento Cinquestelle. Il Psi ha tante volte, insieme per la verità a tanti dirigenti politici, osservatori e cittadini, lamentato l’assenza in questo scenario dì una aggregazione riformista moderna e determinata, convintamente europeista in grado di arricchire e completare il profilo della coalizione e di renderla potenzialmente vincente. Il tentativo di dare vita e forza a questa area è stato tentato più volte, comprese le ultime elezioni europee con la costituzione della lista Stati Uniti d’Europa. Tuttavia i tentativi generosi che sono stati fatti in questa direzione, si sono spesso infranti contro il muro dei personalismi, degli egoismi di sigle e conventicole e della miopia di gruppi dirigenti che hanno guardato più ad ipotetici interessi immediati che alla complessità di un progetto ambizioso che si ponesse l’obiettivo di essere utile al Paese tutto. Ciò continua a determinare l’immagine di un centrosinistra ancora troppo attento ai propri temi identitari, in particolare nella politica internazionale, rispetto a quelli della vita quotidiana dei nostri concittadini. Il Psi, fin dal recente congresso di Napoli, ha fornito con generosità la propria disponibilità alla costruzione di un progetto unico dei riformisti italiani. Lo abbiamo definito Progetto Avanti e lo stiamo proponendo alle varie forze politiche nelle regioni chiamate al voto. Sarà presente in Campania e lo è stato nelle Marche, non è stato possibile proporlo in Calabria per i veti contrapposti mentre in Toscana sarà presentata una unica lista di tutti i riformisti senza il nome “Avanti”. Il PSI continuerà a proporlo senza arroganze e volontà di primo- genitura in tutte le Regioni, rivolgendosi in primo luogo alla comunità socialista, ancora troppo dispersa e litigiosa, nonostante i nostri continui sforzi di ricomposizione. Ma il Progetto Avanti non è rivolto solo ai socialisti ma a tutti coloro che abbiano a cuore una coalizione di centrosinistra che, pur partendo dalle proprie radici storiche e dai propri insediamenti tradizionali, sappia parlare alle nuove generazioni, alle famiglie e alle imprese con il linguaggio dell’innovazione e della modernità. Guardando Avanti, appunto.



