Gregoretti. Nencini, l’invocazione dell’atto politico non può essere una giustificazione per lesione diritti e libertà

 

 

“Senza l’identificazione dei migranti presenti sulla Gregoretti, come si poteva giungere a qualsiasi giudizio su chi fossero le persone a bordo e se fossero regolari o meno? Quello che si discute in aula, come recita la domanda dell’autorizzazione a procedere, non è la ricollocazione dei migranti, anche se la memoria di Salvini è incentrata totalmente su questo, ma il rifiuto dell’ex Ministro dell’Interno di indicare un porto sicuro, perché spettava all’Italia farlo e l’ex ministro aveva solo il potere di indicare il porto, non altro ”. Così in un passaggio dell’intervento in Aula al Senato, Riccardo Nencini,  sulla richiesta di autorizzazione a procedere presentata dal Tribunale dei ministri nei confronti di Matteo Salvini nell’ambito del caso Gregoretti. “Quando viene invocata la collegialità di tutto il governo sulla decisione, ricordo che la legge non prevede che la collegialità renda insindacabili i comportamenti ministeriali e l’atto politico – ha sottolineato –  non può essere invocato per giustificare la lesione dei diritti di libertà. Certo, vi fosse stata maggiore attività di coordinamento da parte del presidente del consiglio, male non  avrebbe fatto”  – ha aggiunto Nencini. “Siamo di fronte ad un utilizzo politico della questione migranti. Io auguro al senatore Salvini che la sua difesa abbia successo. Non è nella mia cultura battere gli avversari politici attraverso diverticoli giudiziari e bisogna attrezzarsi per batterli politicamente”.

Qui lintervento integrale in Aula

 

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