di Alessandro Silvestri
Il nuovo secolo sta mostrando apertamente, con faccia spavalda e feroce, di che tenore è fatto. Qual è la sua missione e quanto le cartine geografiche, che parevano essersi assestate definitivamente nella seconda metà del ‘900, siano diventate improvvisamente obsolete, buone al massimo per il bric-à-brac. Abbiamo scoperto, nel volgere di pochi anni, specialmente noi occidentali, dopo la rielezione di Donald Trump, che tutto quello sul quale avevamo puntato negli otto decenni passati – la pace e la cooperazione internazionale – e costruito – la Comunità Europea innanzitutto, il Wto, ma anche il rafforzamento della Nato – sia diventato di punto in bianco, non più sufficiente a garantire il pacifico sviluppo nostro e degli altri nel resto del mondo. Alle tradizionali e ben collaudate vie politiche, commerciali e diplomatiche, si è sostituita una nuova riedizione della teoria dello “spazio vitale” che alla fine degli anni ‘30 mosse le mire espansionistiche della Germania nazista e dell’Urss. Se è vero, com’è vero, che il via l’ha dato Putin, ben presto si è ritrovato in “buona” compagnia di Netanyahu e, per ora soltanto a colpi di proclami, di Trump e di Jinping. Oltre tuttavia alla guerra commerciale scatenata dal presidente americano, che non è cosa di poco conto. Considerando che qualche scaramuccia di prova l’ha fatta anche l’India di Modi nei confronti del Pakistan. E non è affatto una ipotesi campata in aria, quella che prevede l’arrivo di altri emulatori, che approfittando dei clamori in Ucraina e Palestina, si spiccino a togliere di mezzo qualche scomodo vicino, allargando un po’ i propri confini. E che sarà mai! Vengono in mente le parole di Alessandro Barbero che, rispondendo ad un ascoltatore del suo podcast “Chiedilo a Barbero”, ha paragonato la situazione geopolitica attuale a quella che si agitava in Europa e nel mondo, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. Seguendo questo filo un po’ ardito (ma non troppo), ci viene in mente un parallelo, quello del colpo di pistola a Sarajevo del 28 giugno 1914, con quello di fucile del 10 settembre 2025 nella Utah Valley University. Adesso anche l’internazionale Maga, la cosa più vicina al fascismo che si sia rivista al mondo dopo il 1945, ha il suo martire. Ed è assai probabile che l’omicidio di Kirk (poco importa se maturato nello stesso brodo di coltura dell’estrema destra) finisca per essere sfruttato come moneta sonante elettorale, nella ipotesi che i sistemi democratici, messi in forte crisi dagli avvenimenti di questo quarto di secolo, reggano ancora a lungo alla prova di forza alla quale sono costantemente sottoposti. Con l’aggravante che, non soltanto noi europei, ma anche tutti gli altri, col venir meno della garanzia statunitense, ci siamo ritrovati in una situazione di oggettiva debolezza. Con una Europa attrezzata discretamente per i tempi di pace, ma non per quelli dove le guerre ci lambiscono e circondano. A tal proposito (e questo settimanale ha tenuto il focus costantemente sulla vicenda palestinese) anche il riconoscimento politico di uno Stato di Palestina, sta vedendo ancora una volta i 27 Paesi della Ue in ordine sparso, e ancora una volta dobbiamo riconoscere che meno male i cosiddetti “volenterosi” ci sono. Assediati e sotto costante attacco da parte della cupola economico-mafiosa mondiale, ma ci sono. Perché se gli esecutori del nuovo disordine mondiale sono abbastanza noti, compreso il leader cinese che predica la pace e la collaborazione internazionale durante le parate militari, anche i mandanti dovrebbero essere ormai altrettanto noti. I nuovi potentati dell’Hi-Tech, che grazie anche allo sviluppo della Intelligenza Artificiale, creano nuovi milionari ogni giorno e milioni di disoccupati (ne sono stati stimati otto milioni nei soli primi sei mesi di quest’anno in tutto il mondo) guardano le cose evidentemente meno per il sottile rispetto alla generazione capitalista precedente. E non a caso si sono stretti tutti intorno a Trump. A proposito di disordini italiani, se la destra al comando guidata dalla Caudilla della Garbatella, e ben coadiuvata da Vannacci e Salvini, non perde occasione per accusare la sinistra di ogni possibile malefatta nazionale e sovranazionale, ci tocca registrare ancora una volta la poca consistenza di leader e leaderini dell’opposizione che non hanno ancora capito che le piazze o le gestisci o le subisci. E i disordini in occasione delle manifestazioni pro Palestina, potevano essere stati ampiamente previsti. Considerando che una fetta consistente della sinistra e anche della Cgil, proviene o si ispira ancora al vecchio Pci, ma ha dimostrato di non averne imparato la lezione storica, che si occupò culturalmente e sul campo, di isolare le frange estreme. Non siamo tuttavia per nulla in quella fase, anche se appunto la destra soffia su quella cenere, non avendo argomenti politici sufficienti a dimostrare l’efficacia pratica della sua temporanea occupazione del potere. Ma sarebbe utile e proficuo irrobustire gli anticorpi democratici in prospettiva di una sinistra di governo alternativa a questo scivolamento verso il baratro, come giustamente ricordato anche dal Presidente della Repubblica, che quando manifesta per cause giuste e sacrosante, abbia la capacità di garantire anche la pace e la serenità, nelle piazze. Prodromo obbligatorio per garantire la futura pacificazione sociale e il rilancio democratico ed economico del Paese.