di Enzo Maraio
Siamo al paradosso. È il paradosso del nostro tempo: più si moltiplicano le voci che invocano la nascita di uno Stato di Palestina, più questo obiettivo sembra allontanarsi, come un miraggio irraggiungibile. Gli attori principali di questo processo, Israele e gli Stati Uniti sono fermamente contrari. Il voto degli Usa in sede Onu può bloccare la strada a una qualsiasi ipotesi ragionevole per arrivare a uno stato riconosciuto. Una saldatura tra due poteri che corrono il rischio di perdere la bussola della democrazia e che usano in modo forzato il loro ruolo come se essere alla guida di un governo permetta un agire senza controlli, senza visione. Israele sta rendendo impossibile la creazione di uno stato di Palestina tramite l’occupazione militare e la continua suddivisione dei territori palestinesi. Inoltre la leadership palestinese è divisa e debole. Una situazione perfetta per dire che non è il momento, così come fa la Meloni. È la politica del rinvio che il nostro governo conosce tanto bene. Ma è anche una politica che ci mette fuori dal contesto europeo, perché mentre aumentano, vedi Francia, Spagna, Portogallo e Inghilterra (anche se questa non appartiene più alla Ue) gli Stati favorevoli al riconoscimento, l’Italia balbetta e si mette al fianco di chi vede l’Europa come un nemico da abbattere. Nel suo discorso all’Onu le parole di Trump trasudavano di antieuropeismo. Chi dice, come fa Trump, che riconoscere lo stato di Palestina è una ricompensa per Hamas trascura il fatto che Hamas in questi anni è stata alimentata dal governo Netanyahu proprio per indebolire l’autorità palestinese e rendere più difficile la creazione di uno stato autonomo. Meloni si trova stretta tra più fuochi e come sempre decide di non decidere. Una apatia che non fa bene all’Italia né all’Europa. La proposta lanciata da Meloni di presentare una mozione per il riconoscimento della Palestina subordinata alla liberazione degli ostaggi e all’esclusione di Hamas da Gaza, nasconde la volontà di spostare in avanti la questione in modo da non indisporre Trump. Ma così facendo si rinnega all’Europa il suo ruolo naturale: quello di diventare una potenza di pace. In Medio Oriente così come in Ucraina.