di Lorenzo Catraro
Con le Marche si apre una lunga fase elettorale per le regioni. Si voterà il 28 e 29 settembre insieme alla Valle d’Aosta. A seguire andranno al voto la Calabria il 5 e 6 ottobre e la Toscana il 12 e 13 ottobre. Per Veneto e Puglia la data precisa non è stata ancora confermata, ma tutte le tornate dovranno svolgersi entro il 23 novembre, data nella quale si svolgeranno le elezioni in Campania. Ne parliamo con Mario Paglialunga, segretario regionale del Psi delle Marche.
Cosa significa per i socialisti questo voto nelle Marche e cosa ti aspetti?
«Dopo cinque anni di assenza dal Consiglio Regionale queste elezioni per noi rappresentano uno snodo cruciale, sia per ribadire la presenza e capacità operativa socialista, sia per portare in consiglio l’area riformista di cui si sente la necessità. Nella lista contrassegnata nel simbolo con la parola “AVANTI per Ricci”, confluiscono oltre a noi socialisti, + Europa, Pri, Volt, socialisti liberali, la parte di Azione che si riconosce nel centrosinistra e i Civici delle Marche che stanno a sinistra. Le nostre aspettative ragionevoli, avendo fatto buone liste molto motivate in tutte le province, sono quelle di vincere le elezioni ed eleggere almeno un candidato della lista».
Ci sono altre liste che cercano riferimento nell’elettorato socialista?
«Questa è una cosa che ci lascia l’amaro in bocca: abbiamo cercato fino alla fine un accordo con Italia Viva per fare un’area riformista più forte possibile, ma non ci siamo riusciti non certo per colpa nostra, come riconosciuto dallo stesso Ricci che voleva fortemente la lista riformista. Ora la stessa Italia Viva si dichiara socialista cercando voti tra le nostre file, illudendo i compagni. La verità molto semplice è che il Psi e i socialisti sono in “AVANTI con Ricci”».
Quali sono gli elementi fondamentali del programma dei socialisti e quali le priorità della Regione a cui mettere mano?
«Il punto principale è senz’altro quello della sanità. Problema complesso ma che va affrontato con estrema decisione sul versante del personale. Altre due priorità sono la difesa del territorio in particolare dagli allagamenti, frane e tutela dell’acqua, tornando a dare peso alle istituzioni sul territorio come la Provincia. Infine una cosa a cui teniamo e di cui si parla poco è una forte sburocratizzazione e semplificazione amministrativa. Purtroppo anche gli imprenditori pensano solo ad avere “i soldi” ma non chiedono di mettere in campo i migliori modi per realizzare le cose. Punto controverso è quello del termovalorizzatore. A differenza dei nostri alleati noi diciamo che ove sia chiaro che non si raggiungano gli obiettivi fissati dalla raccolta differenziata, occorre realizzare il termovalorizzatore. Non dimentichiamo la questione sicurezza che è un tema di sinistra, sicurezza che è necessaria per difendere i deboli. Ed oggi sappiamo chi sono i deboli: anziani, giovani persone perbene».
Sanità, infrastrutture lavoro: come esce la regione dopo cinque anni di governo della destra?
«La sanità dopo cinque anni di cura di destra esce malconcia. Ormai le liste d’attesa si riducono solo perché si va direttamente dal privato e in tanti non vanno neanche più a curarsi. Certamente non è semplice ma la destra ha vinto nel 2020 con le promesse sulla sanità e da allora ha peggiorato le cose. Per le infrastrutture non abbiamo avuto la ripartenza del polo Porto – Interporto – Aeroporto e per le ferrovie, infrastruttura strategica per la decarbonizzazione, sull’Alta Velocità della linea Adriatica non è stato fatto nulla e per questo proponiamo una legge speciale, e per la Orte Falconara, oltre ai 500 milioni portati dal centrosinistra con il Pnrr, il Governo non solo non ha messo soldi ma ha addirittura portato via 326 milioni. Infine al sud delle Marche occorre la terza corsia dell’autostrada. Per questo riteniamo che si debba mettere mano al funzionamento dell’amministrazione pubblica regionale proprio per realizzare queste opere fondamentali. Per il lavoro, la radiografia la fanno i tanti giovani che se ne vanno all’estero. Occorre urgentemente un piano straordinario con le imprese».
Quanto è necessaria una forza riformista nella coalizione di centrosinistra?
«In una coalizione dove vi sono i Cinque Stelle, Avs e Pd, una forza riformista non è necessaria, è vitale. Lo spirito pragmatico e realizzativo dei riformisti, che non urlano ma parlano con i fatti, è la garanzia che si stia con i piedi per terra e con l’occhio ai conti: realtà e verità. Quindi noi cercheremo anche dopo le regionali di spingere per il rafforzamento di un’area riformista».
Una coalizione così ampia può essere un primo passo per un centrosinistra che cerca un’alleanza larga da portare fino alle politiche?
«Queste elezioni sono un primo passo, e vedremo solo lavorando se ciò sarà possibile. Solo il fatto di esserci riusciti è importante, ma non ci nascondiamo le difficoltà: specie se ci si ostina dietro a posizioni di principio senza tener conto della realtà. Se poi si desse più spazio a chi studia i problemi e non a chi corre dietro ai social, le cose sarebbero più semplici».