di Andrea Follini
Arturo Scotto, deputato del Pd, si trova in navigazione verso Gaza, a bordo di una delle imbarcazioni della Global Sumud Flotilla, la più grande spedizione umanitaria degli ultimi anni che coinvolge attivisti e volontari di tanti Paesi, accomunati dal sentimento di portare aiuto alla martoriata popolazione gazawa, in un momento reso ancora più difficile dall’avanzare dell’esercito israeliano in Gaza City. Ancora una decina di giorni di navigazione e poi si vedrà quale sarà la reazione di Israele a questo intervento umanitario, partito dal basso, dalla volontà di attivisti ed associazioni. Già in passato, barche che in solitaria avevano tentato di forzare il blocco navale, portando aiuti, erano state fermate ancora in acque internazionali, i volontari arrestati ed il natante sequestrato. A “scortare” questa spedizione di quaranta natanti, un gruppo di parlamentari italiani ed europei.
Onorevole, innanzitutto come sta?
«Siamo in attesa di rimetterci in cammino; si incroceranno domani mattina (mercoledì 17, ndr) le barche provenienti da Portopalo con la flottiglia che arriva da Tunisi. Tutti insieme faremo poi rotta verso Gaza. L’obiettivo è di arrivare in Palestina tra una decina di giorni».
Da Gaza stanno arrivando delle notizie ancora più inquietanti del solito, dopo l’avvio dell’invasione della città iniziata dall’IDF, l’esercito israeliano. L’Autorità Nazionale Palestinese parla di una Gaza trasformata in una fossa comune.
«Nonostante queste notizie tragiche ed allarmanti, la nostra missione non si ferma. Andremo avanti fino a perseguire il nostro obiettivo. Auspichiamo che i governi, che hanno condannato mi pare in maniera abbastanza inanime l’invasione da terra di Gaza, smettano di parlare soltanto e facciano delle azioni concrete. Una delle cose che potrebbero fare è quella di pretendere da Israele l’immediata apertura di corridoi umanitari via mare e consentire quindi anche alla nostra flottiglia di scaricare gli aiuti che abbiamo a bordo. Purtroppo fino ad oggi l’unica cosa che il nostro governo è riuscito a dire è stato “Fermate la flottiglia”. In realtà andrebbe fermato il governo di Netanyahu. Su tutta questa operazione in atto noi dobbiamo essere e siamo, molto determinati».
C’è una differenza abissale tra l’atteggiamento del governo spagnolo e quello italiano nei confronti di questa spedizione. Mentre Sanchez ha assicurato la copertura diplomatica a tutti i cittadini spagnoli imbarcati, quello italiano stenta a consideravi.
«Noi abbiamo chiesto al governo due cose. La prima è ovviamente di consentire che la missione riesca e quindi, insieme ad altri governi, di lavorare perché si apra il corridoio umanitario. E poi di fare come ha fatto Sanchez, che ha concesso l’immunità diplomatica a tutti gli attivisti di cittadinanza spagnola che sono a bordo delle barche della Flotilla. La risposta del nostro governo è stata: “Vi offriremo una tutela legale”; ma questo di per sé è abbastanza scontato. La protezione diplomatica significherebbe invece ben altro: significa che se tocchi un capello di un italiano stai toccando il governo italiano. Una ben diversa assunzione di responsabilità».
Il segretario del PSI Enzo Maraio ha chiesto al governo Meloni che vi sia assicurata una scorta della marina militare per farvi raggiungere le acque di fronte a Gaza in sicurezza. Cosa ne pensa di questa iniziativa?
«Io credo che anche a maggior ragione, all’indomani della invasione via terra a Gaza, serva un impegno straordinario da parte dei governi. E serve un accompagnamento da parte dei governi alla missione, perché la missione non fallisca. Perché vedete, se la missione fallisce, tutta l’Europa andrà in difficoltà. Tutti i Paesi che hanno in qualche modo animato questo tipo di iniziativa dal basso, rischiano di avere un effetto negativo dal punto di vista dell’opinione pubblica, nel senso che il sostegno della gente a quanto stiamo facendo è forte. Auspicherei un accompagnamento da parte del governo, perché se c’è questo significa che si aprire il varco umanitario e dopo che l’hai aperto, anche se porterai pochi aiuti umanitari, non si potrà più tornare indietro. Forare questa impenetrabilità è il centro di una azione umanitaria che vuole lanciare una speranza. Per tutto questo, quindi la proposta di Enzo Maraio mi sembra di assoluto buon senso».
Avverte il rischio che, anche qualora vi facessero sbarcare senza fermarvi nei porti di Gaza tra una decina di giorni, visto quanto sta succedendo in queste ore possa essere troppo tardi?
«Ma è già troppo tardi, perché questa guerra contro i gazawi andava fermata due anni fa. Biden arriva all’indomani del 7 ottobre in Israele e dice: “Non fate gli stessi errori che abbiamo compiuto noi dopo l’11 settembre”. Quello che sta succedendo ora in Palestina è esattamente la stessa cosa che è successa negli Stati Uniti l’11 settembre, se non peggio, dal punto di vista delle proporzioni. Ormai anche le Nazioni Unite definiscono l’intervento di Israele un genocidio. Di fronte ad un genocidio, non è mai troppo tardi. Oppure si rischia di pensare che sia sempre troppo tardi. In ogni caso, per chi lì oggi è costretto a scappare davanti ai tank israeliani, occorre comunque dare una risposta e io penso che questa risposta, quella che stiamo faticosamente portando a termine, per quanto dall’alto valore morale e simbolico, rappresenti una speranza innanzitutto per i gazawi”.
In queste ore in Italia tantissimi si stanno mobilitando con manifestazioni a sostegno dell’azione umanitaria della Global Sumud Flotilla. La risposta della piazza è vigorosa. Sono manifestazioni animate da molte associazioni, con l‘Anpi in testa, da molte forze politiche di sinistra che stanno coordinando questa azione di supporto. Cosa si sente di dire a chi vi sta sostenendo anche dal nostro Paese?
«Di continuare a farlo, perché quando arriveremo nelle acque territoriali di Gaza non sappiamo che cosa ci aspetta. Non siamo nelle condizioni di dire se il governo israeliano deciderà di esercitare il blocco navale o meno. E quindi di fronte a questo pensiamo che sia necessario provare a mobilitare più persone possibili. Che sia necessario che la società civile, i partiti, le grandi associazioni di massa di questo Paese, mettano in campo tutto quello che possono mettere in campo per non far abbassare l’attenzione su questa missione».