di Nautilus
L’11 settembre di 52 anni fa, a Santiago del Cile, gli aerei bombardano il palazzo presidenziale della Moneda dove si trova il presidente socialista Salvador Allende che, prima di poter essere arrestato dai golpisti del generale Pinochet, si toglie la vita. La brutalità stronca l’esperienza molto avanzata guidata da un presidente marxista come Allende, che stava sperimentando qualcosa senza precedenti: la transizione verso il socialismo nella piena democrazia. Il golpe ebbe l’appoggio dietro le quinte della Cia, che non poteva sopportare nel cortile sudamericano un esperimento che rischiava di diventare contagioso. La fama di Allende come presidente generoso ma ingenuo – nel tempo lasciata correre dagli americani e dai sovietici – non corrispondeva alla realtà delle profondissime trasformazioni sociali in corso, come la nazionalizzazione del rame e alcune riforme sociali. Ma in quegli anni di guerra fredda la legge non scritta prevedeva che ogni superpotenza facesse il proprio comodo nel quadrante di “competenza” senza che l’altro antagonista interferisse. I sovietici invadevano le Repubbliche ribelli, Cecoslovacchia e Ungheria. Gli americani facevano e disfacevano in America Latina e – in modo più occulto – anche alle nostre latitudini. E dunque, quando un esperimento poteva fare scuola – come il Cile di Allende – intervenivano e stroncavano brutalmente. Bettino Craxi, che nel 1973 era vicepresidente dell’Internazionale socialista, fu il primo socialista che tentò di rendere omaggio alle spoglie di Allende: fu respinto ma non dimenticò e continuò a battersi per il ritorno della democrazia in Cile. Ma lui stesso sperimentò sulla sua pelle – per Sigonella e nel “salvataggio” di Gheddafi – quanto pericoloso potesse essere mantenere un profilo indipendente rispetto alle regole della guerra fredda. Le sbarre di quella gabbia, a partire dal 1989, si erano dissolte per la resa di uno dei contendenti. Ma l’invasione russa dell’Ucraina ci ha fatto tornare indietro con gli anni: la piena autodeterminazione dei popoli è un processo tormentato. Lo abbiamo capito grazie ad alcuni coraggiosi profeti; hanno pagato ma il loro esempio illumina la speranza di chi crede di poter essere pienamente protagonista del proprio destino.