L’asse media-pm, tutto ebbe inizio con il caso di Enzo Tortora

di Nautilus

Sin dal suo primo film, aveva 25 anni ed era il 1965, Marco Bellocchio ha sempre fatto discutere, perché non è mai stato un conformista e lo stesso accadrà con la serie tv intitolata “Portobello” e dedicata alla vicenda di Enzo Tortora. Una vicenda che costò tanta pena a Tortora e che dopo una travagliatissima rimonta dimostrò che le indagini della magistratura erano state condotte con notevole e colpevole superficialità. Ma quella vicenda fece emergere un dato che allora – ma ancora oggi – venne sottovalutato: la presenza di un sistema mediatico molto conformista, in uno stato di sudditanza rispetto alle veline della Procura, in quel caso di Napoli. Il Corriere della sera arrivò a descrivere Tortora come «incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza». La Repubblica avallò le peggiori accuse: «Lo spaccio operato da Tortora non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta». La Stampa riportò come credibili le parole di un assassino come Pasquale Barra: «Portatelo di fronte a me: saprò io cosa dirgli». Quel coro, privo di un contributo giornalistico nel tentare di capire come stessero le cose., contribuì ad aprire le porte dell’inferno per il povero Tortora. Certo, non mancarono le voci dissonanti di alcuni grandi giornalisti, ma fu il coro acritico a costar caro. A far mancare un argine. Certo, nelle immagini di repertorio, ricompare sempre – a monito e rimprovero – la foto di Tortora ammanettato che esce dall’hotel Plaza. Ma chi avvertì la Rai di trovarsi con le telecamere in quel luogo e a quell’ora? Si ritiene che il sistema mediatico-giudiziario si sia stretto in modo asfissiante in occasione di Mani pulite ma non è così: dieci anni prima i giornalisti la fecero franca perché i magistrati l’avevano fatta grossa e comunque in quella occasione la mobilitazione di alcune forze politiche, i Radicali di Pannella in prima linea ma anche il Psi, contribuì a ritrovare la strada della verità. Ma quella pericolosa alleanza tra Pm e media si strinse per la prima volta proprio allora: per chiudere in galera il presentatore di “Portobello”.

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