Nuove norme fiscali e nuovi adempimenti per il Terzo Settore

di Giovanni Ciarlone, Direzione Nazionale Psi

Un gruppo di lavoro, formato da commercialisti, fiscalisti ed esperti del terzo settore del “Coordinamento di associazioni interregionali E.T.S.”, hanno elaborato una serie di osservazioni e riflessioni critiche sulla nuova normativa che riguarda gli Enti del Terzo Settore, evidenziando alcuni importanti risvolti organizzativi e fiscali che possono condizionare le Associazioni di Promozione Sociale e in generale tutte le associazioni. Le osservazioni spaziano dalla ridefinizione dei Criteri di Commercialità (Art. 79 del Codice del Terzo Settore) alla perdita delle esenzioni Iva, alla gestione delle plusvalenze figurative. Nell’analisi compiuta, vi sono altri punti della riforma che sono stati attenzionati, come l’estinzione delle Onlus e l’obbligo di iscrizione delle associazioni al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, la cui mancanza entro un termine prestabilito comporterà la perdita di tutte le agevolazioni fiscali pregresse e l’obbligo di devolvere il patrimonio incrementale accumulato. Da evidenziare inoltre l’aggravio degli adempimenti contabili e amministrativi con l’aumento della complessità gestionale e amministrativa. Per affrontare le sfide della nuova normativa e trasformarle in opportunità, gli enti del terzo settore dovrebbero seguire alcune regole essenziali; come analizzare attentamente tutte le attività svolte, calcolando costi e ricavi effettivi, per comprendere quale potrebbe essere potenzialmente la posizione dell’ente stesso rispetto alla soglia del 6% degli utili, soglia entro la quale la gestione può essere semplificata. Può essere utile, se non indispensabile, attuare per i gestori una simulazione di scenari futuri; identificate le attività che potrebbero perdere l’esenzione Iva e valutate l’impatto sui prezzi dei servizi e sulla competitività; mappare i beni dell’ente e valutare l’eventuale rischio di plusvalenze figurative in caso di cambio di destinazione d’uso. E ancora, pianificare preventivamente eventuali trasferimenti di beni; per attività con margini di utile superiori al 6%, valutare se la qualifica di Impresa Sociale (Is) sia più conveniente fiscalmente, data la defiscalizzazione degli utili reinvestiti. Un percorso senza dubbio impegnativo per i gestori, che non potranno esimersi dal verificare che lo statuto dell’Ente sia pienamente conforme al Codice del Terzo Settore con l’inserimento o modifica delle clausole relative a denominazione, oggetto sociale, patrimonio, organi sociali, volontariato, attività diverse e devoluzione del patrimonio. Serve inoltre predisporre un sistema contabile che consenta una netta distinzione tra proventi e costi delle attività commerciali e non commerciali. Questo potrebbe richiedere l’adozione di nuovi software o l’adeguamento di quelli esistenti. Per gli Enti Ecclesiastici, infine, sarà necessario valutare la costituzione di un Ramo del Terzo Settore o Ramo Impresa Sociale con patrimonio e contabilità separati per le attività di interesse generale. La formazione interna resta fondamentale: investire nella formazione del personale amministrativo e direttivo per far acquisire le nuove competenze necessarie alla gestione della contabilità, del bilancio e degli adempimenti fiscali secondo la nuova normativa. Il provvedimento, oltre agli aggravi che sono stati evidenziati, presenta comunque anche nuove opportunità da cogliere: come i regimi forfettari agevolati. Le organizzazioni di volontariato (Odv) e le associazioni di promozione sociale con ricavi commerciali fino a 130.000 euro annui, potranno beneficiare di regimi fiscali ultra-agevolati. Tra tutti gli adempimenti richiamati, la priorità assoluta resta l’Iscrizione al Registro; se l’Ente è una Onlus, conviene non attendere il 31 marzo 2026, data della scadenza dei termini, ma avviare immediatamente le procedure per l’adeguamento statutario e l’iscrizione al Registro. I punti, data la complessità della materia, sono molti e non possono essere riassunti nel loro complesso. Per questo si consiglia di prepararsi anzitempo e con una giusta strategia, fondamentale per affrontare il 2026 non come un ostacolo, ma come una concreta opportunità di crescita e rafforzamento per l’intero terzo settore. Per tutte queste riflessioni e di concerto con la Segreteria Nazionale, il Psi è impegnato ad organizzare uno specifico incontro, dove potranno partecipare i rappresentanti di tutte le associazioni interessate, presenti sul territorio nazionale.

Ti potrebbero interessare