Basta diritti negati ai bambini

di Giovanna Miele, Segreteria Nazionale Psi

Un bambino dovrebbe ridere, dovrebbe correre nei cortili, sporcarsi le mani di terra, inventarsi giochi ed avventure. Dovrebbe imparare a leggere a scrivere ad immaginare un futuro che ancora non conosce. Eppure, oggi, milioni di bambini vivono una realtà completamente diversa. A Gaza, nello Yemen, in Sudan, ma anche in tante altre parti del pianeta, l’infanzia viene negata. Non è solo la guerra a rubarla: sono la fame, la povertà, l’abbandono. Ci sono bambini che crescono sotto le bombe, con il rumore dell’esplosione al posto delle ninne nanne. Bambini che non mangiano da giorni e che imparano troppo presto cosa vuol dire la parola “fame”. Bambini che non hanno mai messo piede in una scuola, perché la loro scuola è stata distrutta, o perché la famiglia non può permettersela. Queste non sono fatalità. Non è sfortuna. Sono il risultato di scelte precise, di decisioni politiche, di interessi economici messi davanti alla vita delle persone. I diritti dei bambini – il diritto alla vita, alla salute, all’istruzione, alla protezione, al gioco – non sono privilegi da concedere a qualcuno e negare ad altri. Sono diritti universali, garantiti dalla legge e dal buon senso. Ma oggi, troppo spesso, questi diritti vengono calpestati. Quando un convoglio di aiuti viene fermato al confine, si nega il diritto alla salute. Quando una scuola viene bombardata, si nega il diritto all’istruzione. Quando un bambino viene mandato a lavorare invece che a studiare, si nega il diritto al gioco e alla crescita. E noi come società abbiamo una scelta: restare a guardare o alzare la voce. Dire stop ai diritti negati significa pretendere che gli aiuti arrivino sempre, ovunque servano, senza ostacoli. Significa chiedere che chi viola i diritti dei bambini venga perseguito, anche a livello internazionale. Significa investire in scuole, ospedali, nutrizione, non come favori, ma come priorità assoluta. Perché un bambino che cresce nella paura, nella fame, senza cure e senza istruzione, non perde solo la sua infanzia: perde la possibilità di costruire un domani diverso. E noi perdiamo con lui. Difendere i bambini non è carità: è giustizia. E la giustizia non può essere rimandata a quando “sarà il momento giusto”. Il momento giusto è adesso per alzare la voce, per denunciare, per agire. Perché ogni giorno in cui un diritto viene negato a un bambino, il mondo intero si rimpiccolisce, diventa più povero, più ingiusto. E noi Socialisti, noi che crediamo nella dignità umana e nella solidarietà internazionale, abbiamo il dovere di essere in prima linea. Con le parole, con le azioni, con la politica. Perché un bambino protetto oggi è un adulto libero domani. E un mondo che difendere i suoi bambini è un mondo che ha scelto la pace, non la guerra; la vita, non la morte; la speranza, non la rassegnazione.

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