di Gabriele Grosso
Tra visione e partecipazione, più di cento giovani e amministratori a Ostuni per ripartire dalla School. “Sconti per nessuno nel darsi da fare. Nemmeno per me stesso” le parole di chiusura del segretario Maraio. Una tre giorni di link, partecipazione, connessioni e dibattiti, dove è emerso chiaramente che fare è partecipare. E che la partecipazione non può essere solo prendere voce; partecipazione è garantire che quella voce venga ascoltata. I giovani del partito, gomito a gomito con i dirigenti, hanno passato tre giorni ad Ostuni per studiare, confrontarsi. Ora è il tempo del fare. I giorni della School si sono svolti con un ritmato serrato di panel e interventi; nessun contributo ha visto l’assenza di un giovane di partito. Lì per commentare, rinforzare, dissentire. La School è stata anche questo, per chi l’ha vissuta. Una piattaforma di confronto, quasi un’agorà, in cui che fosse dagli interventi di palco o dai momenti di convivialità, l’ascolto e il confronto l’hanno fatta da padroni. Anche con qualche salutare confronto dialettico. Dal divisivo momento in cui la star dell’hard Priscilla Salerno ha parlato di revenge porn, fino ai momenti più tecnici, dalla comunicazione al costituzionalismo, la regola è stata solo una. Parlare. Parlare per conoscersi, parlare per andare avanti, parlare per fare. Tenendo sempre bene a mente la guida dei nostri valori, tutto il resto è stato discusso. Si sono creati nuovi legami, rinforzato delle alleanze. E adesso si è pronti a fare, su tutto quello di cui si è parlato. Un’anticipazione? Casa, sicurezza, scuola, lavoro, salute. Ostuni è una città dalla doppia etimologia. Alcune ipotesi vedono il suo nome provenire dal greco, “astu neon”, “Città nuova”. Altre si orientano verso il latino, “hostium unio”, “gruppo di persone di diversa provenienza”. Un posto di inizio, un luogo di incontri, in entrambi i casi. E li abbiamo vissuti.