di Mimmo Maio
La Summer School del Psi ha dimostrato che il lavoro nelle sezioni cittadine funziona. Inizio da qui, perché se nelle tante tornate elettorali comunali – e in parte anche regionali – il Psi riesce ad esprimere e ad eleggere amministratori, significa che qualcosa sta cambiando. Questo accade soprattutto nei territori meno “da copertina”, ma affamati di un’offerta politica seria, concreta, affidabile. Un’offerta giovane nelle proposte, non necessariamente nell’età anagrafica dei suoi rappresentanti. «Mimmo buonasera. Ho appena visto un video del tuo partito. Mi vorrei iscrivere anch’io, come faccio?» Ho ricevuto questo messaggio mentre ero a Ostuni, durante la tre giorni organizzata con passione dalla segreteria nazionale, dalla direzione e dallo staff del Psi. A scrivermi è stata una donna di oltre cinquant’anni, di Campobasso (mi perdonerà se ho sbagliato l’età). Un messaggio in apparenza lontano dal contesto della Summer School, rivolta ai giovani under 35. Eppure, proprio quel messaggio mi ha fatto riflettere. Mi sono chiesto, emozionato: cosa spinge una donna molisana, a chiedere, senza giri di parole, di iscriversi al Psi? La risposta è chiara. Il Psi attrae chi si è allontanato dalla politica, e non solo. Attrae chi, stanco di urlare i propri problemi a questo o a quel partito, si è rifugiato in una forma di razionale disillusione. Ma chi urla, prima o poi, perde la voce. E oggi, più che mai, i socialisti possono ridare voce. E ridare speranza. Questa è stata la Summer School del Psi: l’energia pulita di un partito che vuole crederci davvero, che fa sul serio. Perché sente di avere la forza della sua gente. La forza di chi, dai piccoli e grandi Comuni d’Italia, chiede il ritorno della politica. Chiede il ritorno dei socialisti. Dei socialisti del 2025. Dei socialisti che considerano la casa un diritto per tutti, giovani e giovani coppie in primis, ma che sanno che ciò non basta, se quel diritto non è accompagnato dal diritto alla sicurezza. Sicurezza di cui la sinistra e i socialisti devono riappropriarsi come tema politico. Di quei socialisti che chiedono una giustizia più veloce, più efficiente e più certa nelle pene. Che sanno, tuttavia, che a tutto ciò debba accompagnarsi un sistema giudiziario pienamente garantista, quale argine a condanne affrettate e a pene spericolatamente anticipate. Di quei socialisti che non accettano che le nuove generazioni siano costrette e frustrate da tirocini e stage gratuiti. Ma che comprendono anche che l’istruzione e la formazione debbano tornare a orientare le loro ricette educative verso le esigenze economiche e sociali dei territori in cui esse vengono offerte. Dei socialisti che non si rifugiano nella presunta “superiorità morale e culturale della sinistra”, ma che sanno che i valori del socialismo – “portare avanti tutti quelli che sono nati indietro”, la giustizia sociale, assicurare i servizi minimi e le “infrastrutture di cittadinanza” su tutto il territorio nazionale – sono prima di tutto principi di dignità sociale. Campobasso, come altri capoluoghi di provincia e di regione, è senza autostrada e senza sistema ferroviario. Questo è il simbolo di un’Italia da raggiungere, da servire, da ascoltare. I socialisti del 2025 sanno che non si conquista la fiducia degli astenuti e di chi chiede riforme strutturali con le chiacchiere da salotto. La si conquista offrendo soluzioni concrete ai problemi reali delle persone. Sanchez docet. Durante la Summer School del Psi, di analisi e di soluzioni applicabili e percorribili alle disfunzioni del sistema Italia ne sono state presentate e descritte tante. Questo vuol dire che questo garofano può guardare con ottimismo al proprio sbocciare. Di giovani durante la Summer School ne ho visti tanti, entusiasti e convinti di poter scrivere una nuova storia del socialsimo in Italia. Questa è stata la Summer School del Psi. Questo è per me il Psi.