Giacomo Matteotti. Perché le sue ossa, nel bene e nel male, non possono riposare

di Lorenzo Cinquepalmi

Sulla tomba di un generale austriaco gli insorti del Risorgimento scrissero “oltre il rogo non vive ira nemica”. Perché questo non vale per Matteotti? Il martire socialista non è dimenticato, a un secolo dal suo assassinio: non da chi lo percepisce ancora come un nemico dopo ottant’anni di democrazia, ma neppure, fortunatamente, da coloro che ancora sentono la forza e il fascino della sua lezione. Ecco perché, in poche settimane, c’è chi, fondando un ambizioso pensatoio riformista, lo chiama Giacomo Matteotti, ma anche chi, in una notte romana di luglio, frantuma le lapidi che lo ricordano sul lungotevere dove fu rapito e ucciso. Essere, dopo cento anni, un simbolo ancora così potente è ciò che preclude alle ossa di Giacomo il quieto riposo dell’oblio. Nel suo nome si è difesa la libertà in tutta Europa e nel suo nome, ancora oggi, chi crede nella libertà e nella giustizia sociale trova un riferimento attuale come solo sanno esserlo i grandi maestri. I frantumi di quelle lapidi sparse sul marciapiede sono lì a ricordare a tutti che la democrazia non è una conquista definitiva. E ricordano a quelli come noi, che di Giacomo condividono la fede, che realizzare la giustizia sociale è una battaglia infinita da cui non disarmare mai. La desolazione dei silenzi, ma anche l’ipocrisia di certi commenti, dopo l’ultimo dei tanti atti vandalici contro le lapidi di Matteotti, si perdono nella calura estiva. Il silenzio della Presidente del Consiglio è del tutto coerente con la necessità di mantenere saldo il legame con quella base politica ed elettorale che stende il braccio ogni anno in via Acca Larenzia o sul lungolago di Dongo, esprimendo alcuni dei più improbabili ministri del suo gabinetto. I commenti ipocriti, invece, vengono da chi riduce lo sdegno per lo sfregio alla memoria del più grande martire antifascista a un vuoto rituale privo di contenuto, avendo ormai da troppo tempo degradato il grande ideale del socialismo a un’insegna dietro la quale coltivare interessi diversi da quello del popolo. In tanta miseria resta la dimensione gigantesca della testimonianza lasciata nella società dal coraggio e dalla consapevolezza di Giacomo contro il feroce istinto a depredare gli ultimi che ne hanno spento la vita, facendone la stella luminosa da seguire sulla rotta senza compromessi verso un’umanità in cui ciascuno possa guardare al domani con un sorriso.

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