di Andrea Follini
Sono riusciti a scontentare anche coloro che confidavano nella loro capacità di far arrivare i treni in orario. Ora la destra non ha proprio più motivo di stare al governo». Dev’essere questo che è passato per la testa ai tanti italiani che nel corso dell’ultimo week end si sono visti ritardare le vacanze per l’ennesimo blocco del trasporto ferroviario, con conseguenze importanti nella circolazione dei treni e ritardi anche di ore. Era cominciato con la circolazione ferroviaria sulla Roma-Napoli rallentata per un “inconveniente tecnico ad un treno di altra impresa ferroviaria” (il blocco di un treno Italo) all’altezza di Anagni; poi le fiamme lungo l’alta velocità Roma-Firenze. Insomma, non passa giorno che non succeda qualcosa, anche il minimo disguido, che la circolazione ferroviaria nel nostro Paese va in affanno, con la conseguenza che ai viaggiatori saltano appuntamenti, vanno in fumo affari e vacanze, il tutto condito da un caldo torrido che ha ripreso ad opprimere le nostre città. Che messaggio arriva da piazza Porta Pia, sede del Ministero delle Infrastrutture? Nessuno. Forse Salvini starà cercando il famoso chiodo sui binari prima di scaricare, come d’abitudine, la colpa su qualcuno; che non sia lui, ovviamente. Invece qui le responsabilità di una mala gestio ci sono tutte: si parla di mancata organizzazione del personale di pronto intervento, di appalti con ditte esterne che non garantiscono attività d’emergenza, scarsi finanziamenti perché il ministero è tutto concentrato su un certo ponte…Si potrebbe eccepire che non tanto nei confronti del ministro quanto piuttosto verso i dirigenti delle aziende di trasporto sarebbe da puntare il dito. Se non fosse che il management di Rfi e di Trenitalia è stato sostituito proprio da Salvini ad inizio 2025 e proprio perché i disagi ed i ritardi che sino ad allora avevano interessato la rete ferroviaria italiana dovevano trovare dei capi espiatori. Morale: cambiato il management, rimasti i problemi. Che si sommano al fatto che un cambio della dirigenza, nel bel mezzo di investimenti milionari e con tempi assai contingentati come quelli relativi al Pnrr, non sono proprio da considerarsi una genialata. E poi questi cantieri, laddove sono riusciti a farli partire, comunque ingenerano di loro, ovviamente, ritardi nella circolazione di un sistema ferroviario che è già ampiamente oltre il limite di sfruttamento. I ritardi principali preventivati, ma non sufficientemente pubblicizzati, come denuncia il Codacons, riguarderanno i collegamenti fra Milano e Bologna, Genova e Venezia, e Firenze e Roma. La linea Milano-Genova vedrà la tempistica di lavori più lunga, a causa della manutenzione del ponte sul Po che, iniziati a giugno, termineranno a fine settembre. Sulla linea Firenze-Roma, dorsale fondamentale per tutto il traffico nazionale, i rallentamenti previsti sono di 40 minuti fra l’11 e il 22 agosto, per cantieri nella tratta fra Orvieto e Chiusi. Sulla linea Milano-Bologna ci saranno rallentamenti fino a 60 minuti per la sostituzione di sei deviatoi fra le province di Parma e Modena, fra l’11 e il 17 agosto: i tempi di viaggio fra Milano e Roma arriveranno fino a 5 ore, invece delle solite 3 ore o 3 ore e mezza. Infine sulla linea Milano-Venezia i prolungamenti saranno di 90 minuti, per lavori attorno alla stazione di Vicenza. Ce n’è che basta per far impazzire i viaggiatori italiani e stranieri, vacanzieri e no. E questo solo per quanto riguarda l’alta velocità. Perché invece per quanto riguarda il trasporto locale, quello che interessa ogni giorno milioni di pendolari in tutto il Paese, la situazione è ancora più difficile. E lì non resta che votarsi alla madonnina; quella (vi ricordate?) che compariva alle spalle di Salvini nei suoi video.