di Giada Fazzalari
Avevano percorso chilometri a piedi, tra macerie e detriti, in uno scenario di sangue, distruzione e morte, tra carcasse di animali e corpi di esseri umani senza vita, in quel luogo del mondo dove il diritto internazionale è stato usato come carta straccia, dove la legge del più forte vince su chi soccombe, dove i palestinesi vengono trattati nella migliore delle ipotesi, come massa di esseri umani da deportare altrove, nella peggiore delle ipotesi, come bestie da sterminare: la Striscia di Gaza. Dovevano raggiungere il punto di distribuzione dell’acqua potabile, organizzato tramite autobotti, ma sono stati travolti dall’esplosione e sono morti in un massacro che ormai si ripete quotidianamente. Bambini soprattutto, e con loro c’erano adulti. Morti, feriti, amputati. Il numero dei morti non è chiaro, perché in un mondo dove l’informazione libera è vietata perché Israele ha vietato l’ingresso ai giornalisti internazionali, è impossibile essere precisi. Le immagini che sui social corrono veloci sono quelle dei corpi dei bambini avvolti nelle lenzuola bianche, corpi senza vita, disperazione feroce. Il totale dei morti supera i 58 mila, la metà sono donne e bambini, 833 operatori sanitari, più di 200 tra giornalisti e operatori dell’informazione. Intanto il negoziato in Qatar annaspa con le accuse reciproche di far saltare l’accordo. Il nodo è la ritirata parziale dell’esercito israeliano, inaccettabile per Hamas, che invece vede prefigurare un nuovo crimine di guerra: ammassare migliaia di sfollati a sud di Gaza per poi trasferirli (deportarli) altrove. I due scenari sembrano scollegati: mentre le delegazioni trattano il cessate il fuoco a Doha, la carneficina continua, la strage di bambini affamati e assetati prosegue sotto gli occhi del mondo ma anche fuori dai riflettori: muoiono lentamente, di fame o per le ferite non curate. Muoiono donne incinte, muoiono i loro bambini non ancora nati. I palestinesi sono eternamente intrappolati in questa attesa infinita delle trattative, mentre gli è persino stato vietato di avvicinarsi o entrare in mare lungo tutta la costa, che fino a pochi giorni fa rappresentava l’unico respiro di libertà rimasto. Ma la verità amara è che il governo di Bibi Netanyahu non è interessato a far cessare la guerra, a discapito anche degli ostaggi israeliani, perché pretende il controllo totale di Gaza. Il Medio Oriente è ad un bivio: coesistenza o colonizzazione. Futuro di pace o guerre senza fine. Nel frattempo, lo sterminio continua.