Mentre è guerra tra Iran e Israele, a Gaza le bombe uccidono ancora

di Andrea Follini

La veloce escalation che ha subito lo scontro armato tra Israele ed Iran, ha distratto l’attenzione dell’opinione pubblica su quanto continua a succedere a Gaza. Pensare che le due situazioni in qualche modo possano essere collegate, forse è presuntuoso; certo però che il coinvolgimento diretto dell’Iran nella già precaria situazione di sicurezza del Medio Oriente, rientra nell’idea del governo di Tel Aviv di avere un controllo pressoché totale dell’area. Il regime degli ayatollah, come più volte abbiamo evidenziato anche dalle pagine del nostro giornale, è una dittatura religiosa che va condannata; le violenze, i soprusi, le sentenze di morte emesse nel rispetto della sharia, la totale assenza di diritti delle minoranze, o delle donne, sono qualcosa di così distante dal pensiero democratico occidentale che le notizie che giungono ciclicamente su questi temi da Teheran fanno rabbrividire. Ma sono forse qualcosa meno le notizie che abbiamo raccolto in questi mesi su quanto stava succedendo nella Striscia? Il paragone è forzato, ce ne rendiamo conto, ma forse non ci si attenderebbe da un governo democratico (l’unico, nell’area mediorientale), legittimamente eletto, un comportamento che è stato ben inquadrato dalla Corte Penale Internazionale come criminale. E a questo punto verrebbe da chiedersi anche se il governo Netanyahu è ancora da considerarsi pienamente democratico. L’emissione dei mandati d’arresto per Netanyahu ed il suo ex ministro della difesa Ganz sono lì a stigmatizzare questa situazione. Nel contesto di questa estensione del conflitto, la situazione a Gaza resta terribile. L’accesso a ciò che resta dell’assistenza sanitaria è sempre più precario, così come la possibilità di rifornirsi d’acqua, per non parlare del cibo. La limitazione imposta da Tel Aviv all’ingresso di carburante (per far funzionare i generatori ed i dissalatori per l’acqua potabile) e di materiale sanitario, di fatto ha paralizzato ogni attività umanitaria nell’area. Come continuano, inascoltati, a denunciare gli operatori delle organizzazioni internazionali umanitarie che, con sforzi enormi, ancora riescono a mantenere una presenza assistenziale nella Striscia, la popolazione palestinese è allo stremo. Continuano inoltre ad aumentare i pazienti che giungono nei pochi presidi sanitari ancora attivi, con importanti ferite da armi da fuoco; del 190 % in una settimana, secondo le stime di Medici Senza Frontiere. Perché le operazioni militari messe in atto dall’Idf nella Striscia non sono certo diminuite, e le conseguenze di tali operazioni si traducono in morti e feriti tra la popolazione. L’importanza del ruolo e dell’attività degli operatori delle organizzazioni umanitarie sono stati, finalmente, anche ricordati dalla Presidente del Consiglio Meloni in occasione delle comunicazioni alla Camera prima del Consiglio europeo. «Consentitemi in questa Aula di ringraziare gli operatori umanitari, i medici e paramedici che operano nella Striscia: siamo loro vicini, faremo di tutto per sostenerli e proteggerli» ha detto Meloni, senza tuttavia indicare come ritenga rispettare questo impegno. Da registrare anche una presa di posizione chiara, anche qui finalmente, sul comportamento di Israele: «Ribadiremo anche un altro obiettivo: il cessate il fuoco a Gaza, dove la legittima reazione di Israele a un insensato attacco sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili». Ci sono voluti sessanta mila morti moltissimi dei quali bambini, una catastrofe umanitaria di proporzioni bibliche ed appelli al cessate il fuoco giunti da tutto il mondo, perché anche la Presidente del Consiglio se ne accorgesse? Certamente quanto dichiarato alla Camera è un buon proposito, ma è necessario passare dalle dichiarazioni ai fatti concreti, se si ritiene veramente che la condizione del popolo palestinese, oramai, abbia raggiunto limiti insopportabili. E una richiesta analoga ha avanzato anche una serie di associazioni ed organizzazioni che hanno allestito nei giorni scorsi una manifestazione a Roma, a piazza del Pantheon, nel corso della quale si è formata una ideale “linea rossa”, quella del limite che è stato superato nella violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, violazioni che non vanno ignorate e che vanno contrastate. Linea rossa che per Gaza è stata superata da tempo. Le associazioni ed organizzazioni che hanno ideato questo flash mob, chiedono al governo italiano di allinearsi agli altri Stati Ue richiedendo una revisione urgente dell’accordo di associazione tra la stessa Unione europea ed Israele; fatti concreti, quindi, oltre alle dichiarazioni d’intento.

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