Matteotti, prima di ogni cosa un socialista

di Lorenzo Cinquepalmi

l 10 giugno di ogni anno ricorre l’anniversario dell’assassinio politico di Giacomo Matteotti. Trascorso un anno dal centenario, ripercorrendo le tante iniziative sorte per ricordare o per cogliere l’occasione, e concentrandosi su queste ultime, viene da dire che il corpo del martire socialista, dopo un secolo, è ancora caldo, vista la competizione tra soggetti politici alquanto eterogenei ad accreditarne pensiero e azione politica come anticipatori delle loro rispettive attuali proposte. Giacomo Matteotti fu un intransigente oppositore del fascismo, di cui aveva visto e subìto la natura liberticida ben prima della completa fascistizzazione dello stato, affermatasi dopo il suo assassinio. La lucida determinazione con la quale si offrì consapevolmente al martirio, l’incorruttibilità della sua avversione per il progetto autoritario di Mussolini e dei suoi fiancheggiatori, miopi o corrivi, fanno di Matteotti il più grande simbolo dell’antifascismo. Ma sarebbe un grave errore, e si farebbe un grave torto alla memoria del martire, se ci si arrestasse a questo, perché egli fu molto di più. Il suo magistero politico comincia da molto prima che reazione trovasse nel fascismo il suo braccio armato, e contro quella reazione Matteotti per tutta la vita ha opposto le ragioni del socialismo democratico, gradualista, libertario. È stato antifascista perché era socialista, con lo stesso amore per la libertà e la democrazia che fece di lui un fiero anticomunista. Ecco, se c’è una costante nelle iniziative realizzate nel centenario dell’assassinio di Matteotti, e ancor di più in questo primo anniversario del centenario, è proprio l’obliterazione della parola socialismo, quella dottrina politica europea che lui aveva conosciuto con Turati, aveva coltivata viaggiando per l’Europa, fino a confonderla nella sua stessa esistenza, facendone la sua vita. Non è solo un dato storico, una rivendicazione, una petizione d’eredità di noi socialisti: questa è l’attualità di Giacomo Matteotti. Antifascista perché socialista, libertario perché socialista, democratico perché socialista, anticomunista perché socialista. E infine martire, perché socialista, perché la sua religione laica e civile gli imponeva la testimonianza della sua fede usque ad effusionem sanguinis. Ecco, dunque, perché davanti a questo suo corpo ideale ancora caldo, l’indulgenza verso i molteplici tentativi di accaparramento della sua immagine così potente convive con la perplessità per il modo superficiale e callido con cui viene aggirata la parola che del suo nome è sinonimo: socialismo. Ma se il socialismo è di chiunque liberamente scelga di abbracciarlo, Matteotti può essere pienamente solo di chi nel suo socialismo si riconosce. Tutto il resto, grillismo, calendismo, renzismo, boninismo, rischia di essere solo una cosa: opportunismo. Ma se invece il riconoscimento di Matteotti fosse davvero piena e incondizionata adesione alle sue idee, allora non resterebbe che da costruire, nel suo nome, il socialismo del XXI secolo. Moderno come lui era ed è moderno. Pragmatico come lui era pragmatico. Con la pregiudiziale assoluta dalla libertà individuale, collettiva, dei popoli e delle nazioni, che da lui occorre sapere e volere ereditare. E poco importa se proclami e manifesti fondativi, appelli e dichiarazioni, parole d’ordine e documenti, tutti estesi e diffusi nel suo nome, risultino disertati in modo così sconfortante della parola “socialismo”. Matteotti è il socialismo, e a chi ancora oggi si allappa la lingua nel pronunciare questa parola, domani sarà vinto dalla sua forza e vi si abbandonerà, comprendendo la poesia e la forza che essa racchiude. In questo modo il corpo del nostro Giacomo, disanimato dalla morte fascista, non si raffredderà mai, caldo del sangue vivo di coloro che vogliono rendere tutti più liberi, più uguali, più fratelli, più felici. E la parola “socialismo” riprenderà a correre di bocca in bocca, a richiamare a sé le energie dei giovani, ad affermarsi come la fede di chi sa opporre la generosità all’egoismo, la libertà alla violenza, la vita alla morte.

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