di Enzo Maraio
I numeri fanno impressione. Circa ventimila bambini morti, quasi quarantamila malnutriti, cinquemila mutilati. Sono numeri inaccettabili per chiunque, ma ancora di più lo sono per chi vive in Paesi democratici. Non è lecito girarsi dall’altra parte. Abbiamo il dovere di dire basta e di fare tutto il possibile per fermare questa immane tragedia. Una delle più grandi tragedie dell’umanità. Serve una grande mobilitazione. I socialisti sono scesi in piazza per avviare la campagna “Stop bombs on children”. La lanciamo per svegliare l’opinione pubblica, per indurre la politica e le Istituzioni a fare di più. Non intendiamo innescare un dibattito sulle ragioni, e noi socialisti siamo da sempre per la soluzione due popoli – due Stati; non vogliamo scatenare le tifoserie, l’obiettivo è difendere i bambini. Sono morti, da innocenti, il 7 ottobre, ne sono morti migliaia e migliaia nei mesi successivi. Il silenzio è ignobile e come tale non più essere sopportato perché l’indifferenza uccide come le bombe. L’Italia ha storicamente avuto un ruolo guida nel Mediterraneo con la sua vicinanza geografica e politica ai popoli del Medio Oriente. Una “equivicinanza” si diceva. Ora quel ruolo non lo ha più. Il governo italiano in politica estera è diventato latitante, anzi succube del trumpismo. Un atteggiamento divenuto plastico, che si evidenzia ogni giorno di più. La triste vicenda che ha portato il Governo a disertare il vertice dei volenterosi ne è la prova lampante. La tardiva adesione riparatoria con giustificazioni risibili è quasi una barzelletta. Il problema non è il Governo ma l’Italia che si ritrova così allineata non ai Paesi guida dell’Europa, quelli grazie ai quali si creò l’Euro, ma a quelli che premono sul freno cercando di fermare l’integrazione. Il problema è tutto interno alla maggioranza, sempre più spaccata non solo sulla politica nazionale ma anche, ed è ancora più grave, sul posizionamento internazionale con atteggiamenti diversi e tra loro inconciliabili. Questo porta all’immobilismo, con la Meloni affacciata alla finestra che decide di stare a guardare.