L’INFERNO E’ A GAZA

di Giada Fazzalari

Il piano criminale del governo israeliano è ora diventato ufficiale, rivelando al mondo la sua vera natura, quella che realizza il ‘sogno’ dell’ultradestra messianica: il gabinetto di guerra di Netanyahu ha dato il via libera all’occupazione militare di (parte?) 364 chilometri quadrati della Striscia di Gaza. In sostanza, il controllo totale. Ma il progetto a cui ha dato il via libera l’esecutivo non si limita all’invasione massiccia dell’esercito. C’è anche il controllo del cibo, delle medicine, delle cure sanitarie per i due milioni di palestinesi intrappolati in una prigione a cielo aperto, dove le frontiere sono ormai muri senza porte. Una distribuzione che è bloccata da due mesi. Affamare la popolazione, dunque, rafforzando il controllo sui beni di prima necessità come mezzo di pressione, usare la malattia, la sete e il cibo come armi di guerra, è la strategia del governo israeliano, che contravviene in modo disastroso ai principi umanitari fondamentali. Le opzioni nella Striscia ora sono due: la resa o la morte. I palestinesi uccisi sono oltre cinquantamila e sessantacinquemila bambini rischiano la morte imminente. Uno scenario di assedio sul quale il premier israeliano vorrebbe applicare l’irricevibile ‘piano Trump’: deportare i palestinesi in zone circoscritte per prendere il controllo della Striscia; in poche parole, una vera e propria pulizia etnica. Non ci sono più i cosiddetti “attacchi di precisione” contro Hamas o “bersagli intelligenti”, quando a morire è la popolazione inerme, sono bambini, donne, uomini e persone vulnerabili. Ciò che è sconcertante è che, di fronte a questa apocalisse, in cui viene distrutto ogni argine morale, politico, diplomatico, se da una parte Trump ha dato piena copertura al governo israeliano, se dall’altra la comunità internazionale ha avuto una voce flebile, il ruolo dell’Italia è stato quello di stare a guardare la strage compiuta dal Paese alleato: Israele. Allora viene da chiedersi se l’Italia, Paese democratico e libero, e il suo governo – che si trincera dietro la formula vuota e retorica dei due Popoli due Stati – sia dalla parte del diritto internazionale, della diplomazia, o dalla parte di un governo che impunemente commette crimini contro l’umanità? E che distrugge, contemporaneamente, ogni voce contraria che proviene da migliaia di israeliani che sono scesi in piazza per chiedere di interrompere la sistematica umiliazione della storia di un popolo, quello di Israele, che ha una tradizione millenaria e nobile? Tutto ciò che non possiamo fare è voltarci dall’altra parte. Quello che abbiamo il dovere di fare è rompere il muro dell’ipocrisia e condannare con tutta la forza che abbiamo l’inferno a Gaza. Perché l’omissione e il silenzio sono una tragica forma di complicità. Abbiamo vissuto per anni con un tormento e una domanda: come l’umanità abbia potuto concepire l’Olocausto, il peggiore crimine che il mondo abbia prodotto. E forse, la risposta la troviamo, oggi, nelle macerie di Gaza.

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