Le divisioni del Papa

di Bobo Craxi

“Quante divisioni ha il Papa” si domandava Giuseppe Stalin a Yalta. L’ironia perfida di chi riteneva che sulle grandi questioni terrene la Chiesa cattolica non dovesse mettere becco o, peggio, non potesse avere voce in capitolo sui governi umani. La verità è che sulle contraddizioni politiche il papato di Francesco è intervenuto eccome, proprio come un autentico attore politico globale; ed i suoi funerali ne sono stati una dimostrazione plastica, non solo sede diplomatica occasionale ma fulcro e crocevia delle disponibilità occidentali a ridurre le distanze sul piano politico economico e soprattutto a promuovere un’azione comune per far fronte alle necessità di pace a cui sembrano opporsi i riottosi del conflitto permanente, Putin e Netanyahu in testa, ma anche i guerriglieri islamici dello Yemen. I primi dovranno tenere conto del nuovo clima mondiale, del superamento di alcune rigidità e della ritrovata sintonia delle potenze nucleari occidentali che intendono svolgere un ruolo proattivo nella soluzione almeno del conflitto ucraino. L’azione dei primi cento giorni di Trump, su questo terreno, è stata contrastata e infatti ha dovuto fare marcia indietro. Francesco certamente lascia un’eredità robusta: non ebbe la forza di riunire nel sentimento pacifico le chiese di Kiev e Mosca ma almeno ha tentato la chiave del mantenimento della relazione diplomatica costante; ha affrontato di petto la sua Chiesa l’offensiva del Capitalismo autoritario anche usando quel linguaggio inurbano che gli ha fatto meritare l’epiteto di “diavolo” dal turbo-liberista con la motosega, il Presidente del suo Paese, grande amico di Meloni. Si è inalberato sino all’ultimo per le morti dei bambini di Gaza ed ha esortato il mondo intero a farlo. Sul terreno della pace e del rispetto dei diritti umani lascia un’eredità morale alle sue divisioni; tuttavia anche la Chiesa rischia la scomposizione, e cioè di vedersi smembrata in chiese territoriali difficilmente riunificabili sotto una guida unitaria. Per questo le divisioni del Papa attendono la settimana “misteriosa”, quella prima del Conclave. La settimana delle deliberazioni segrete e non così segrete. La settimana in cui l’aereo spia Caew non sarebbe riuscito a controllare. Solo lo Spirito Santo saprà cosa sta succedendo alla Cappella Sistina. Gli uomini di fede ripongono la speranza; noi, nel rispetto che è dovuto, non possiamo che confidare nella forza della spiritualità nel mantenere saldi i principi umanitari che furono alla base della missione di Jorge Mario Bergoglio.

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