25 aprile di libertà

di Giada Fazzalari

Viviamo tempi in cui la parola “antifascismo”, sintesi perfetta dell’amore per la libertà – quella anelata, quella viscerale, quella deturpata e compromessa, minacciata e pregiudicata – è diventata una specie di tabù. Una parola quasi impronunciabile. In tempi diversi, e certamente più rassicuranti, il 25 aprile è stato celebrato come un giorno di unificazione nazionale, una festa di tutti e, soprattutto, di tutte le forze politiche. Oggi, invece, le articolazioni più reazionarie della destra al potere, hanno leader che faticano a pronunciarla, quella parola bellissima e potente, “antifascismo”, che, sembra assurdo doverlo ricordare, è valore fondante della nostra democrazia, principio cardine della Costituzione. E allora si rifugia, la destra, in artifici retorici, sfottò. Si dissocia, banalizza l’anniversario del 25 aprile, il giorno della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, e senza neanche farne troppo mistero, spocchiosa e forte di tutto il suo armamentario ideologico dalle mille sfumature di nero. Nel Paese delle tifoserie e dei cori da stadio, anche questo 25 aprile sarà vergognosamente strumentalizzato. Il punto è che il 25 aprile non può essere considerata la festa di una parte del Paese, ma va celebrata come memoria collettiva, senza ambiguità. Lasciando definitivamente alle spalle la stagione delle estenuanti contrapposizioni, ponendo fine ai dibattiti su quanto sia divisiva la festa della Liberazione. Serve, in un tempo come questo, animato da guerre e compressione della libertà, una ‘pacificazione’ sul terreno comune dell’antifascismo, altrimenti il 25 aprile resterà l’ennesimo simbolo su cui inanellare un ulteriore scontro che coinvolgerà irrimediabilmente – e deprecabilmente – anche le istituzioni del Paese. Il governo dovrebbe riconoscere, una volta per tutte, che la Repubblica è antifascista – senza altri aggettivi – perché ogni lesione della libertà e della giustizia sociale trovano in loro il germe del fascismo. Perché in un mondo nuovo, in cui vige la legge del più forte, dove i pericoli delle autocrazie, delle oligarchie e delle dittature esistono e non sono neanche troppo distanti, bisogna costruire una diga di democrazia e tenerci caro il valore della libertà, che va rinnovato ogni giorno. Anche perché il prezzo di sangue pagato per la nostra libertà non può essere vanificato da nessuno e negoziato per niente al mondo. E la libertà, purtroppo, non è un bene inesauribile.

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