Il saluto romano nel centenario di Matteotti

di Enzo Maraio

La Cassazione ha messo nero su bianco un principio: il saluto romano da solo non basta per essere considerato apologia di fascismo. Dunque, durante una commemorazione, a determinate condizioni, non è più reato. Un chiaro segno dei tempi che cambiano, si dirà. Eppure ci sono ragioni più profonde che destano preoccupazione. E’ lecito pensare che una sentenza del genere, in questo particolare momento storico, possa riabilitare e promuovere una cultura che in questo Paese è stata combattuta con forza e coraggio? Sì, lo è. Un pensiero che coincide, con una celebrazione che quest’anno assume un’importanza dirompente: oggi è la giornata che commemora le vittime dell’Olocausto. Donne, uomini e bambini uccisi nel nome di una ideologia persecutoria verso gli ebrei e che ha falciato i diritti e la voce di oppositori politici, omosessuali, rom, disabili. Delle ‘minoranze’, insomma. La memoria non deve, però, restare confinata alla ricorrenza. Va alimentata e difesa. Proprio per questo, oggi, il pronunciamento della Cassazione stride con questa ricorrenza. Per noi socialisti, che fummo i primi con Matteotti a denunciare il pericolo fascista e le sue prevaricazioni, è una pagina triste della storia moderna dell’Italia. Lo è perché del fascismo non c’è nulla da commemorare ma solo da condannare. Proprio in questo tempo, la sinistra deve rafforzare valori e simboli politici e culturali: noi lo abbiamo fatto pochi giorni fa con Craxi, lo statista che ha reso l’Italia protagonista nel mondo. Loris Fortuna e le sue conquiste per i diritti civili e la laicità. Di più: abbiamo dedicato quest’anno la tessera di adesione al Psi proprio a Matteotti, simbolo antifascista di libertà e coraggio. Sono uomini – e simboli – che dobbiamo contrapporre a chi in queste ore partecipa alle cerimonie del Giorno della Memoria, ma giustifica in modo subdolo – o peggio non condanna – quanto accaduto ad Acca Larenzia. Deve fare dunque riflettere questa dilagante nostalgia per il Ventennio, perché in un tempo in cui i valori di democrazia e di libertà vengono messi in discussione, ciò su cui non si può avere alcun dubbio è che la Costituzione è e resta antifascista. Per la Cassazione sarà pure legittimo, in alcuni casi, il gesto del saluto romano, ma sarebbe ora di fare chiarezza una volta su tutte su una questione che fino ad ora ha generato confusione. E sarebbe ora di capire che i simboli, in politica come nell’immaginario collettivo, sono una cosa seria.

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