di Lorenzo Cinquepalmi
Sulla condizione disumana dei detenuti in Italia, il Psi ha scelto un approccio pragmatico: cercare soluzioni magari non del tutto corrispondenti alle migliori aspirazioni, ma concretamente praticabili, in una logica di gradualità e tenendo conto delle sensibilità maggioritarie nell’opinione pubblica e degli equilibri parlamentari. Ridurre il numero dei carcerati, posto che aumentare i posti non è credibile, significa scarcerare. Lo strumento classico è quello dell’amnistia/indulto che, però, non trova condivisione nella maggioranza dell’opinione pubblica, mentre la sua approvazione richiede un consenso parlamentare impossibile. La gente (il termine populista è usato intenzionalmente) non vuole sconti di pena, ragione per cui anche l’ampliamento della liberazione anticipata è malvisto da cittadini e forze politiche populiste. Come togliere detenuti dalle carceri senza sconti di pena? Occorre una forma di privazione della libertà da scontare fuori dal carcere: la detenzione domiciliare. Una pena indiscutibilmente afflittiva, senza la disumanità del carcere, in cui è assai più realizzabile il percorso rieducativo prescritto dalla nostra Carta costituzionale. Trattandosi di una forma attenuata di custodia, è più adeguata nei confronti di condannati meno pericolosi. Si tratta, dunque, di individuare un criterio di selezione non individuale dei condannati per i quali la segregazione non sia necessaria per la tutela dei cittadini. Bisogna discriminare i condannati per reati che attingono l’incolumità delle persone da coloro che hanno commesso reati non connotati dalla violenza, fisica o psicologica, nei confronti delle persone. Pensare che, per i condannati che non hanno attentato all’incolumità delle persone, la pena non sia il carcere ma la detenzione domiciliare, ci è sembrato meglio che proporre sconti generalizzati di pena. Per questo alla Festa dell’Avanti! abbiamo riunito il vertice di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini e Sergio d’Elia, un ex presidente dell’Unione delle Camere Penali, Gian Domenico Caiazza, un ricercatore universitario di diritto penitenziario, Alessandro Valenti, e Riccardo Magi, deputato e segretario nazionale di +Europa, per un confronto su un provvedimento legislativo che renda la detenzione domiciliare la pena d’elezione per i reati non violenti. Bernardini e D’Elia non hanno mosso critiche al progetto socialista, pur continuando a ritenere prioritaria l’approvazione della legge Giachetti sull’aumento degli sconti di pena per buona condotta. Anche Caiazza non ha evidenziato criticità nella proposta, ma ha ricordato che esiste una proposta ampia e organica sull’esecuzione penale formulata col contributo di magistrati, avvocati e operatori penitenziari. Il professor Valente ha offerto alla platea un inquadramento tecnico del tema. In ultimo, Riccardo Magi, dialogando con chi scrive, ha detto di voler promuovere il disegno di legge illustrato nel corso del dibattito, promettendo la sua collaborazione per portarlo avanti in parlamento con tutte le iniziative possibili. La Festa dell’Avanti! ha, quindi, messo in campo una proposta di legge per ridurre il sovraffollamento con un intervento di portata strutturale e di impatto immediato; alla politica il compito di saper riformare una situazione inaccettabile.