di Enzo Maraio
Il ministro Fitto ha recentemente spiegato che il piano strategico per la ZES unica per il meridione, sarà pronto nella pausa estiva. Non si vede quindi ancora all’orizzonte la definizione di ciò che è nato per essere un vero incentivo all’economia del sud del Paese, attraverso la creazione delle iniziali otto zone economiche speciali, ridotte poi ad una unica per tutto il meridione e, cosa ancor più disarmante, sotto il diretto controllo della cabina di regia romana, anziché lasciate alla gestione delle Regioni. Il governo Meloni ci mette quindi ancora una volta lo zampino, defraudando i territori della possibilità di essere attori del loro futuro. Non cambiano il panorama di incertezza gli incontri avuti nella seconda metà di aprile presso la Presidenza del Consiglio, dove le Regioni sono state solamente informate delle scelte operate a livello centrale. Una situazione che, oltre a ritardare l’atteso rilancio dell’economia, rischia di far allontanare gli investitori privati. Ed in assenza di chiarezza sulle cifre destinate al provvedimento. Tipico di questo Governo, che del Sud e delle sue imprese se ne frega, come dimostra anche l’accelerazione sull’autonomia differenziata, cassando tutti gli emendamenti presentati al testo originario del provvedimento. Solo ora, guarda caso, il Governo sembra correggere il tiro, promettendo incentivi alle imprese attraverso l’adozione del Bonus PMI Mezzogiorno, un incentivo destinato ad investimenti innovativi per le piccole e medie imprese, che offre una copertura del 75% delle spese ritenute ammissibili. Una boccata d’ossigeno, certo, ma non un intervento strutturale, che invece servirebbe alle imprese del Sud. Con il paradosso poi che tali incentivi sono possibili grazie a fondi provenienti dall’Europa, la stessa Europa dileggiata da Salvini e dalla Lega. Non può essere questo il modo con il quale si dialoga con Regioni ed imprese; perché non è corretto e perché non lo meritano. Il Sud servono risposte, strategia e visione; non assistenzialismo. Un governo malato di una autonomia tossica, da prova di non rendere le Regioni protagoniste. Un governo lungimirante dovrebbe fornire l’assistenza necessaria alle imprese per rafforzare strutturalmente un’economia di prospettiva, non tenerle al guinzaglio di un sistema che ne castra la competitività. Serve un modo nuovo di pensare al Paese ed un modo diverso di pensare al Sud. Le elezioni di giugno sono un’opportunità di cambiamento che non bisogna farsi scappare.