Stellantis cadente

di Enzo Maraio

Le dimissioni di Tavares sono il sintomo di buona parte della crisi europea dell’automotive, la conferma della fase drammatica che sta travolgendo il settore in generale e Stellantis in particolare. È venuta meno la centralità dell’Italia nella produzione, conseguenza dello spostamento delle linee produttive all’estero. La logica perseguita da Tavares nel provare a ridurre al massimo le spese con la politica dell’esternalizzazione della produzione, si è tradotta in un boomerang per tutta l’azienda, che negli ultimi anni ha ridotto progressivamente produzione e fatturato mentre crescevano quelli dei concorrenti internazionali. Ora la crisi dell’auto è diventata globale e Stellantis, già in sofferenza, ne paga più degli altri il prezzo. Una crisi destinata a crescere, che coinvolgerà tutto l’indotto, se non si affronta seriamente la questione anche a livello europeo. I venti di crisi spiravano da tempo, ma sono stati sottovalutati da un governo che non ha capito la gravità della situazione. Ora i nodi sono al pettine. Elkann deve riferire al Parlamento e il Governo intervenire seriamente se ne è capace. Il ministro Urso, esperto in crisi irrisolte, è stato letteralmente ignorato da Taveras che non ha accolto nessuna delle sue richieste. Non si può affrontare la transizione se non in una logica globale: ora però sta pesando solo sulle spalle dell’Europa che non è stata capace di attrezzarsi. I cinesi stanno diventando i leader indiscussi nel campo delle batterie per le auto elettriche: le costruiscono a basso costo con le loro regole ambientali e le vendono a noi. Tutto mentre Stellantis mette in cassa integrazione i lavoratori, riduce le produzioni, chiude gli stabilimenti e chiede soldi pubblici. Allo stesso tempo il Governo taglia dell’80% il fondo automotive per la transizione. Al netto del destino di Tavares, è ora necessario un percorso di discontinuità. Il governo e l’Europa, che non è esente da responsabilità, hanno il compito di creare le condizioni affinché la produzione di auto sia economicamente sostenibile con un piano di incentivi per il passaggio all’elettrico e non solo, aiutando nei modi possibili la produzione in Europea, altrimenti faremo solo gli interessi della Cina. Siamo in prima linea nel criticare la Ue, ma quando si tratta di intervenire per i nostri stessi interessi non riusciamo a trovare soluzioni. L’integrazione europea invece si costruisce da qui.

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