Speranze

di Enzo Maraio

Il 2025 si apre pieno di problemi e pericoli, ma l’augurio è quello che si possa tornare a parlare di speranza. Questa deve essere la missione della politica per il prossimo anno. Gli scenari interazionali da troppi anni hanno cancellato questa parola. Prima il covid, la crisi economica, poi la guerra, anzi le guerre, che stanno dipingendo con tinte sempre più fosche il futuro non solo per il nostro continente ma per l’occidente intero. Siamo alle soglie del Giubileo e a parlare di speranza sembra essere, unica voce inascoltata, solo il Papa. La speranza passa attraverso la pace. I conflitti internazionali vicini e meno vicini, sembrano aver lasciato il posto alla rassegnazione. Dipende dalla politica trovare l’iniziativa possibile per iniziare un percorso diverso. La ricerca di una pace nel diritto, che grida la sua urgenza, come ha ricordato il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine d’anno. L’Europa in questo è stata del tutto assente. Ha subìto, non ha guidato. Noi che come continente siamo riusciti a trovare un’intesa che ci ha portato a ricostruire una comunità florida sulle macerie della seconda guerra mondiale, abbiamo il dovere di prendere un’iniziativa forte che obblighi gli attori internazionali a parlarsi ed ascoltarsi tra loro. L’Europa, che non è un gigante economico, può e deve essere un gigante politico e diplomatico. Sembra fantascienza nel momento in cui gli stessi Paesi dell’Unione hanno sovente difficoltà a trovare intese sulle regole interne, ma ricordiamo che spesso nei momenti di crisi l’Europa ha saputo trovare la sua missione. Dobbiamo cogliere ogni elemento di possibile apertura internazionale e renderlo un potenziale elemento di discussione e trattativa che costringa gli attori a sedersi attorno a un tavolo. La pace e la speranza, come le idee citate da Pietro Nenni, che ricordiamo a quarantacinque anni dalla morte, camminano sulle gambe degli uomini. La nostra responsabilità è questa: essere forieri di questo messaggio. Ma attenzione: chi, anche in casa propria, preferisce innalzare muri piuttosto che alzare lo sguardo, non fa un buon servizio a questa causa. Chi preferisce l’egoismo di parte negando la necessità di una visione aperta va in una direzione opposta. In Italia non siamo ben messi, ma la speranza resta e, come ricordava il leader socialista Bettino Craxi, del quale nel 2025 cade l’anniversario dei venticinque anni dalla scomparsa, noi sappiamo dove stare: “Ovunque nel mondo vi sia una buona causa da difendere, lì troverete i socialisti italiani”.

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