di Enzo Maraio
Dice Valditara: “Siamo il primo governo che fa i concorsi”. Non uno, ma addirittura due. Al di là dei trionfalismi del ministro del merito, la scuola è ferma al palo. Così ferma che in questa manovra è praticamente stata dimenticata. Il ministro all’apertura dell’anno scolastico aveva dichiarato che questo governo avrebbe risolto il problema del precariato. Invece, l’annosa questione nel corso dei mesi non solo non è migliorata ma è peggiorata scivolando nel grottesco, con l’indizione di due concorsi che hanno aggrovigliato ancora di più la questione. Insomma, anziché accelerare le procedure per l’ingresso in ruolo, questi concorsi sono diventati una beffa umiliante. Questo per dire quanto si sia lontani da un qualsiasi miglioramento nel settore dell’istruzione. La questione è sempre quella delle risorse. È politica, perché anche con una limitazione di spesa dovuta dalle regole e dalle ristrettezze di cassa, le scelte contano. E il governo ha deciso di destinare le risorse altrove. In particolare a vantaggio dei settori che maggiormente rappresentano l’elettorato di appartenenza. Gli unici soldi messi nel comparto istruzione sono quelli per le scuole paritarie, tanto care alla destra. Nulla contro le scuole private ovviamente, ma rimane la ferma contrarietà al loro finanziamento con i soldi di tutti i contribuenti, compresi i tanti, la maggior parte, che scelgono l’istruzione pubblica. Il discorso è ancora più vero alla luce dei dati allarmanti diffusi recentemente dall’Ocse che ci consegnano un Paese ove il livello di conoscenza è inferiore alla media e spesso legato all’appartenenza territoriale. Un Paese dove addirittura un terzo degli adulti non è in grado di capire cosa legge. Di fronte alla rapida evoluzione tecnologica, le competenze sono fondamentali. Da noi invece la curva delle difficoltà nell’apprendimento è in crescita. Insomma la scuola ha bisogno di una cura da cavallo, non basta l’aspirina. Ma soprattutto bisogna uscire dalla retorica del “quanto siamo bravi” e cercare di capire da subito quali sono le priorità di un Paese che ha bisogno di investimenti e non di propaganda, uscendo una volta per tutte dallo scontro quotidiano usato dal Governo come alibi per il suo immobilismo, mentre sarebbe il momento di cambiare rotta e di decidere di investire sul futuro di questa nazione: i giovani, il nostro grande capitale.